Negli Stati Uniti qualcuno parla già da tempo di “rinascimento del manifatturiero”. Quello che sta accadendo è che diversi big player dell’industria americana stanno facendo marcia indietro rispetto alla corsa alla delocalizzazione delle produzioni in Paesi a “basso costo”. I casi più eclatanti sono quelli di Apple, che ha annunciato un investimento da 100 milioni di dollari per riportare la produzione di Mac in patria, e di General Electric, che dallo scorso anno ha rivitalizzato una sua controllata produttrice di elettrodomestici, tornando ad assemblare in Kentucky.

A cosa si deve questa inversione di tendenza? I motivi sono essenzialmente economici: dai salari cinesi quintuplicati in 10 anni, all’aumento del costo del petrolio che rende sempre meno convenienti i trasporti via nave. Inoltre vanno messi sul piatto i risparmi derivanti dal fatto di poter meglio controllare in Patria tutto il ciclo produttivo, dalla progettazione al prodotto finito. Mi piace ricordare che tutto questo accade in un Paese che vede il suo Presidente costantemente impegnato in prima persona nella difesa dell’industria nazionale. Anche in Italia si intravede qualche segnale di questo trend grazie ad Ikea (curioso… un’azienda straniera!) che ha deciso di spostare alcuni prodotti dal Made in China al Made in Italy alla ricerca di maggior qualità, che significa meno reclami e, di conseguenza, prodotti più convenienti, come dichiarato dall’Amministratore Delegato di Ikea Italia.

Questi avvenimenti significano una cosa sola: che anche in Paesi dove il puro costo della manodopera  è  certamente maggiore, nella scelta di localizzazione industriale entrano in gioco altri fattori quali un patrimonio di know how e di capacità tecniche consolidate nel corso di decenni, vantaggi logistici, efficienze derivanti dal miglior controllo del processo di produzione. Molti nostri imprenditori dediti alla corsa alla delocalizzazione dovrebbero riflettere con attenzione su tutte le implicazioni che comporta un passo di questo tipo.

Puntare sulla manifattura industriale dunque si può e si deve. Le istituzioni devono averlo ben chiaro e fare tutto il possibile affinchè ciò avvenga. Senza perdere altro tempo: si è soliti dire che quello che accade in America, dopo dieci anni si verifica anche nella vecchia Europa. In questo caso, non possiamo permetterci il lusso di aspettare tanto.

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