C’è un’Italia che soffre. Imprenditori angosciati per le proprie imprese. Padri e madri senza lavoro schiacciati dal peso della responsabilità per la propria famiglia. Anziani lasciati soli. Giovani sfiduciati per la mancanza di futuro. Negozi che chiudono. Persone che vediamo sempre più spesso chiedere un aiuto, anche molto dignitosamente, sui marciapiedi della via dove abitiamo. Tutto questo è esperienza quotidiana che ci tocca, ci coinvolge, ci interroga.
C’è anche, però, un’Italia che funziona. Che produce, innova, talvolta assume nonostante tutto. Imprenditori coraggiosi, spesso geniali, che sfidano quotidianamente i mercati internazionali. Con successo. Guadagnandosi rispetto e ammirazione nel mondo intero. Professionisti che li assistono con serietà, senza avidità, tentando di dare il massimo. Manager, impiegati e operai capaci che offrono straordinari esempi di dedizione e disciplina. Un’Italia che ho il privilegio di osservare quotidianamente attraverso il mio lavoro. Un’Italia che, a guardarla bene, ti apre il cuore e ti fa sentire fiero di esserne parte.
C’è infine una terza Italia che offende sia la prima che la seconda. Non è solo quella palesemente deteriore della criminalità, della mafia, della corruzione, della grande evasione fiscale, della politica cialtrona e disonesta. E’ anche quella di coloro che potrei definire “i professionisti del pessimismo e della paura”. Quelli che vivono (e talvolta prosperano) agitando lo spettro di un baratro costante e inevitabile. Quelli che ti dipingono un mondo cupo, nero e senza speranza. Quelli per i quali “la colpa è sempre dell’altro”. Penso a certi condottieri di talk show televisivi, blasonati giornalisti, politici di varie bandiere. Perché lo fanno? A volte perché la sventura fa più audience, più sensazione delle realtà positive. Altre volte per fomentare gli animi e guadagnare una piccola o grande leadership. Qualunque sia l’intenzione, una cosa è certa: così non si fa il bene del Paese. Per il quale ci vuole equilibrio di giudizio, considerazione dei vizi e delle ombre ma anche delle luci e delle virtù; e, lasciatemelo dire, un pizzico di ottimismo. Senza il quale corriamo tutti il rischio di non avere più nemmeno voglia di uscire di casa la mattina a fare, faticosamente, la nostra parte.
22 comments
rita p says:
Dic 3, 2013
Purtroppo é vero che le notizie negative fanno più audience, bisognerebbe cambiare modo di pensare e…nell’ immediato cambiare canale!
adone paratore says:
Dic 3, 2013
Hai fatto benissimo ad aprire anche questo capitolo David.Potrei solo far notare che a ben vedere non e’ che manchino figure di giornalisti o conduttori TV degni di essere seguiti…solo che sono una minoranza.Bisogna andarseli a scegliere col lanternino e, come hai giustamente fatto notare, spesso e’ molto piu’ facile e conveniente lasciarsi andare a populismi demagogici per attrarre audience. L’equilibrio di giudizio e’ una virtu’ molto difficile da esercitare. Forse questa crisi epocale che stiamo vivendo riuscira’ a fare da stimolo per reagire a livello collettivo e per svilupparla ancor di piu’.
sabina palau says:
Dic 3, 2013
Ottimismo, impegno e onestà da parte di ciascuno nel proprio piccolo e sarebbe un grande Paese!
max lai says:
Dic 3, 2013
Notoriamente, il pessimismo non ha mai portato al raggiungimento di nessun risultato, anzi… ha spesso fatto da alibi a coloro che preferiscono accettare una realtà spesso grigia senza fare granchè per poterla migliorare…
Questo non significa affatto che è sufficiente essere ottimisti per poter cambiare una situazione; si tratta semmai di avere un approccio, un atteggiamento costruttivo, per non abbandonarci passivamente alla realtà che ci circonda…
david p says:
Dic 3, 2013
@Max, hai centrato il punto! L’ottimismo non deve essere vuoto e superficiale, se no non serve a nulla. Per questo, ho voluto evidenziare che la realtà che ci circonda non è tutta cupa, corrotta e fallimentare come spesso viene raccontata… ci sono anche tante realtà che funzionano e tante eccellenze che si fanno onore in Italia e nel mondo.
Considerare anche questa parte della realtà può aiutare a coltivare un “ottimismo della ragione” che mi pare quantomai importante.
filippo guidantoni says:
Dic 3, 2013
Magari ripeterò alcuni concetti ma volevo fare un paio di osservazioni:
1) in un momento di crisi è essenziale agire con la logica del “mezzo pieno”
2) ciò non toglie che si debba mantenere un certo realismo e quindi rendersi conto dei limiti e problemi del nostro Paese
I media hanno sempre maggiore risonanza su ciò che è negativo; lo sforzo nostro deve essere orientato sugli “spiragli” di opportunità che si riescono ancora a trovare, ciascuno nel suo settore. Prendiamol’abitudine di leggere anche i quotidiani stranieri; parlano dell’Italia in maniera più distaccata ma, forse, più coerente.
david p says:
Dic 6, 2013
@Filippo, il tuo invito alla lettura dei giornali stranieri è molto importante. Mi è capitato spesso di trovare sulla stampa estera, con il giusto rilievo, delle notizie estremamente rilevanti che in Italia vengono relegate in qualche trafiletto. Un esempio? La proposta del FMI sul prelievo forzoso nei Paesi dell’Eurozona (ns articolo di pochi giorni fa).
Monica Landro says:
Dic 4, 2013
E’ sempre stata mia abitudine, arrivando presto in ufficio la mattina, dare subito un’occhiata a TGcom e all’Ansa. Nella maggior parte dei casi, il lavoro iniziava con un bel pugno nello stomaco, con la rabbia nell’anima e la tristezza nel cuore leggendo politica e cronaca varia.
Poi un giorno un amico mi ha parlato di un sito: http://www.buonenotizie.it/
Da quel giorno, lo guardo ogni mattina, rigorosamente per ultimo prima di iniziare la giornata.
Non lo faccio per mettere la testa sotto la sabbia, ma per l’esatto contrario! 🙂 #boccatadossigeno
david p says:
Dic 6, 2013
L’ho visto Monica, mi pare un portale fatto molto bene…. già messi nei PREFERITI! Grazie!
massimiliano carnevale says:
Dic 4, 2013
Un aspetto che non è mai considerato in ambito economico è la psicologia del consumatore, dell’investitore, dell’imprenditore. Quando i media bombardano queste figure con messaggi da Apocalisse, da fine del mondo, da “non ci sarà un domani”… è ovvio e molto logico che le persone, non vedendo un “domani” non facciano acquisti, non investano, etc. Probabilmente la ripresa deve partire, non da complicate manovre economiche e finanziare, ma da un sano e semplice ottimismo nel futuro. Firmato: un imprenditore che ancora crede nel futuro!
david p says:
Dic 6, 2013
Caro Max, hai perfettamente descritto il punto di vista dell’imprenditore. Qualsiasi investimento, ivi inclusa l’assunzione di collaboratori, deve partire da uno sguardo positivo verso il futuro. Quando il futuro viene dipinto soltanto di nero, anche il più ottimista di natura può finire per crederci. Risultato: la paralisi.
Naturalmente, lo ribadisco ancora, l’ottimismo non può essere ingenuo e immotivato, se no rischia di essere un semplice espediente psicologico che non giova a nessuno, nemmeno a chi lo concepisce. Mi riferisco ad un sentimento di fiducia che deriva direttamente dalla consapevolezza che, accanto alle tante avversità, esistono anche tante realtà positive (nel mondo delle imprese ma non solo) da cui possiamo e dobbiamo ripartire!
vittorio spreafico says:
Dic 4, 2013
Condivido ogni periodo… Ogni frase … ogni parola… in altro modo io definisco questi cialtroni…”mercanti del caos”.
stefania g says:
Dic 4, 2013
Finalmente qualcuno che parla chiaro!
lorella pozzi says:
Dic 4, 2013
David, grazie di avere toccato questo argomento: a mio avviso è difficile non cedere al pessimismo in questo problematico e faticoso momento della vita economica, politica e sociale del nostro Paese. Condivido peraltro che una discreta dose di ottimismo debba accompagnare ogni istante della giornata di ciascuno di noi per individuare tutti quei piccoli spiragli di opportunità, citati da Filippo, che possono rappresentare una finestra aperta sul futuro!
emanuela italiano says:
Dic 5, 2013
Non illudiamoci che siano messaggi casuali, dettati da stupidità…tutt’altro. Sono vere e proprie strategie comunicative messe in atto per ‘plasmare’ pensieri e reazione in chi le ascolta. Spiega bene tutto ciò Noam Chomsky in questo articolo http://noam-chomsky.tumblr.com/post/13867896307/noam-chomsky-10-strategies-of-manipulation-by-the
david p says:
Dic 6, 2013
Una segnalazione molto interessante Emanuela, ti ringrazio e benvenuta nel blog!
alice franco says:
Dic 5, 2013
Una sera ero di buon umore perché avevo raggiunto un obiettivo che mi ero prefissata, ed ero tutta contenta. Poi ho ascoltato il tg: devastazione nelle Filippine, incipiente nuova guerra in Medio Oriente, disoccupazione giovanile che tocca nuovi massimi. Mi è cambiato completamente l’umore, ho provato angoscia, mi sono sentita bloccata, avrei voluto rinchiudermi in un bozzolo e sperare di risvegliarmi dopo la liberazione da parte degli alieni. Ho pensato di distrarmi con qualche svago, ma mi sono sentita addirittura in colpa perché sentivo che così stavo scappando dalla realtà e invece era doveroso tenersi informati sulle “cose serie”. Non è giusto vivere così, mi sono sentita ulteriormente privata della mia serenità interiore. E in più mi sentivo senza forze per reagire, impotente. Le buone notizie invece danno energia, ti fanno credere di potercela fare, di non essere solo davanti alle difficoltà. Non possiamo e non dobbiamo scappare dalla realtà, ma dobbiamo trovare un modo migliore per affrontarla. Basta con questa economia della paura!
david p says:
Dic 6, 2013
Basta, hai ragione! Alice, credo che lo stato d’animo che hai perfettamente descritto sia, ahimè, quello che coglie ormai quotidianamente tutti noi, e specialmente coloro che sono dotati di una particolare sensibilità.
Pensa che molti amici mi hanno confessato di aver scelto di non accendere più la TV, e di evitare persino di leggere i gionali! Li capisco, e credo che una grande responsabilità di questo sia proprio dell’offerta “confezionata” dai media. Che sembra fatta su misura per annichilirci e paralizzarci ogni giorno di più.
aureliano says:
Dic 6, 2013
Oggi è uscito il rapporto del Censis:
1. Italiani frustrati e pessimisti sul futuro
2. La classe dirigente che “esaspera i problemi per leggittimare se stessa” PAROLE TESTUALI.
Beh ragazzi, senza essere il Censis… esattamente il quadro che è uscito da questo forum….!
gino berto says:
Dic 7, 2013
Leggo il bravissimo David e i vari commenti e subito mi viene in mente un primo ministro ottimista, che non ha mai visto la crisi italiana, ma solo ristoranti e aerei strapieni! Abbiamo visto dove ci ha portati. E subito dopo mi viene in mente chi lo ha sostituito, che ha visto solo crisi, baratri, negatività! Abbiamo visto dove ci ha portati. Noi non abbiamo bisogno di queste persone e dei loro più o meno folti sostenitori, legati a interessi personali o a lobbies. Abbiamo bisogno di persone serie, che prendano decisioni serie sui pochi punti che tutti noi conosciamo e che loro stessi per primi conoscono. Se finalmente si comincia a mettere mano alla spesa pubblica, ai costi della politica, alla corruzione, alla povertà crescente, alla diffusa illegalità, alla Giustizia con la G maiuscola, e si smette di gridare e basta, allora forse ci rimettiamo in moto con un pò di speranza e buona volontà.
david p says:
Dic 8, 2013
Caro Gino, come non essere d’accordo con la tua lucidissima analisi? La lista delle cose da fare è ormai ben nota e non resta… che farle!! Temo però di essere facile profeta nel dire che questo richiederà ancora tempi lunghi e faticosissimi negoziati, sempre ammesso che si riescano a superare i potentissimi interessi corporativi che remano contro.
Nell’attesa che tutto questo (forse) accada, vedo però un paradosso. C’è una parte del Paese ancora solida, produttiva e competitiva nel mondo. Questa parte e’ come se fosse finita nell’ombra, non viene ‘raccontata’ dal sistema dell’informazione se non eccezionalmente. In questo modo, a sua volta, rischia di essere avvilita dal clima generale e paralizzata nella sua propensione agli investimenti. Questo mi preoccupa molto perché, ad essere sincero, ho più fiducia che ‘il riscatto’ possa venire da qui che non dalla classe politica.
lorella pozzi says:
Dic 9, 2013
David, credo davvero che il riscatto di questo paese debba venire da quella parte d’Italia solida, efficiente, efficace per gli obiettivi che ogni giorno persegue e raggiunge; tuttavia la zavorra dello Stato deve tramutarsi in tempi assai rapidi in un sistema snello atto a sostenere, assistere produttivamente ed incentivare il mondo delle imprese da una parte e dall’altra a “servire” in modo dignitoso tutti i cittadini di tutto ciò che una comunità’ necessità , secondo la regola del buon padre di famiglia. Diversamente non riesco a vedere via d’uscita per ritornare ad essere un paese “globalmente interessante ” e competitivo.
Ho letto l’articolo di Michele di oggi in cui ci invita “all’obbligo di speranza ” in seguito all’elezione popolare del nuovo segretario del Pd Matteo Renzi : che dire, guardo fiduciosa alle “scintille, fibrillazioni ..” ed altro che Michele è sicuro che vedremo presto !