C’è un’Italia che soffre. Imprenditori angosciati per le proprie imprese. Padri e madri senza lavoro schiacciati dal peso della responsabilità per la propria famiglia. Anziani lasciati soli. Giovani sfiduciati per la mancanza di futuro. Negozi che chiudono. Persone che vediamo sempre più spesso chiedere un aiuto, anche molto dignitosamente, sui marciapiedi della via dove abitiamo. Tutto questo è esperienza quotidiana che ci tocca, ci coinvolge, ci interroga.

C’è anche, però, un’Italia che funziona. Che produce, innova, talvolta assume nonostante tutto. Imprenditori coraggiosi, spesso geniali, che sfidano quotidianamente i mercati internazionali. Con successo. Guadagnandosi rispetto e ammirazione nel mondo intero. Professionisti che li assistono con serietà, senza avidità, tentando di dare il massimo. Manager, impiegati e operai capaci che offrono straordinari esempi di dedizione e disciplina. Un’Italia che ho il privilegio di osservare quotidianamente attraverso il mio lavoro. Un’Italia che, a guardarla bene, ti apre il cuore e ti fa sentire fiero di esserne parte.

C’è infine una terza Italia che offende sia la prima che la seconda. Non è solo quella palesemente deteriore della criminalità, della mafia, della corruzione, della grande evasione fiscale, della politica cialtrona e disonesta. E’ anche quella di coloro che potrei definire “i professionisti del pessimismo e della paura”. Quelli che vivono (e talvolta prosperano) agitando lo spettro di un baratro costante e inevitabile. Quelli che ti dipingono un mondo cupo, nero e senza speranza. Quelli per i quali “la colpa è sempre dell’altro”. Penso a certi condottieri di talk show televisivi, blasonati giornalisti, politici di varie bandiere. Perché lo fanno? A volte perché la sventura fa più audience, più sensazione delle realtà positive. Altre volte per fomentare gli animi e guadagnare una piccola o grande leadership. Qualunque sia l’intenzione, una cosa è certa: così non si fa il bene del Paese. Per il quale ci vuole equilibrio di giudizio, considerazione dei vizi e delle ombre ma anche delle luci e delle virtù; e, lasciatemelo dire, un pizzico di ottimismo. Senza il quale corriamo tutti il rischio di non avere più nemmeno voglia di uscire di casa la mattina a fare, faticosamente, la nostra parte.

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