Da umile cittadino qualunque, adirato come tanti per gli alti costi della politica, vorrei rivolgere un invito ai Sindaci d’Italia. Quasi tutti i giorni leggiamo le loro lamentele / minacce contro il Governo per “i nuovi tagli” ai loro fondi. A mio parere, Governo e Parlamento dovrebbero rispondere con un’azione drastica: tagliare il numero dei Comuni! In Italia ce ne sono circa 8.500 di cui molti con qualche migliaia (a volte centinaia) di residenti.
L’Italia dei Comuni ha avuto la sua gloriosa storia nel Medioevo. Dopo l’Unità d’Italia, tanti Comuni potevano forse essere giustificati dalla necessità di essere vicini ai cittadini quando, per gli spostamenti, i signori andavano a cavallo e gli altri in bicicletta, quando se la potevano permettere, se no col carretto o con le scarpe rotte. Ma oggi, con la mobilità enormemente facilitata e con internet che ci porta in casa gli uffici comunali e tra poco anche la cabina elettorale, che senso ha mantenere un numero così elevato di Comuni se non, nel comune sentire, per assicurare poltrone ad una classe politica sempre più affollata, con la correlata burocrazia che spesso più che facilitare complica la vita dei cittadini?
Invito, pertanto, i signori Sindaci a fare un esame di coscienza collettivo, in un momento così critico per l’Italia, abbandonando la solita retorica sentimentale sulle identità / tradizioni locali e proponendo invece loro stessi il taglio di qualche migliaio di Comuni e la riorganizzazione dei servizi locali in chiave consortile, così da poter risanare con i risparmi le finanze di quelli superstiti. Qualcuno d’altronde è riuscito a farlo: la Svezia, nella grande crisi degli anni Novanta, in un sol colpo, tagliò il 50% dei Comuni senza fare barricate. Riusciranno mai “i nostri eroi” a volgere lo sguardo in avanti e ridurre sciarpe azzurre, gonfaloni e fanfare? Si meriterebbero la riconoscenza degli italiani ed un posto nella storia della Repubblica.
12 comments
Monica Landro says:
Nov 18, 2013
Sarebbe un gran passo etico e civico da parte dei Sindaci prendere atto della lucidità nonchè veridicità di questa “lettera aperta” e farla propria. Sarebbe anche un passo importante a livello economico per il nostro Paese, che muovendo dal basso, scuoterebbe le stanze dei bottoni dimostrando che umili cittadini e primi cittadini si darebbero onestamente da fare per le sorti del Paese.
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stradivari says:
Nov 18, 2013
Mi permetto di dissentire dal contenuto di questo articolo: i primi cittadini sono sempre più costretti a fare i conti con la coperta cortissima della finanza pubblica, con trasferimenti dello Stato in costante riduzione ed una proliferazione legislativa schizofrenica, che non consente loro di programmare più nulla, vivendo alla giornata e subendo in prima persona il malcontento generale dell’elettorato.
I sindaci non c’entrano tra l’altro nulla con la soppressione degli enti locali, essendo questa una materia di livello costituzionale e da regolamentare a livello centrale.
L’invito non deve pertanto essere rivolto ai sindaci. Trovo anzi meritorio il ruolo della stragrande parte dei primi cittadini d’Italia, soprattutto quello dei piccoli Comuni, che si fanno il cosiddetto mazzo per stipendi tutt’altro che faraonici.
Questo è proprio uno dei pochi casi in cui fare il politico non arricchisce, ma complica la vita.
Se poi si vuole entrare nel merito della riduzione del personale comunale, quello si, è un argomento che si può discutere, ma lontano da demagogie: esistono forti resistenze del sindacato ed il problema effettivo di ricollocazione sociale di migliaia di persone. Ma anche questo, non è argomento imputabile ad un sindaco.
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adone paratore says:
Nov 18, 2013
Caro Gino, prima ancora che ai Comuni il discorso penso debba essere allargato alle Province. Ci eravamo quasi arrivati qualche tempo fa se non ricordo male.E poi,va benissimo chiedere di riorganizzare in chiave consortile i servizi onde riaccorparli poi, ma penso che tale richiesta vada rivolta in primis al Legislatore nazionale prima ancora che ai Sindaci stessi. Sarebbe come chiedere a qualcuno di tagliarsi da solo una parte del corpo per permettere all’intero sistema di sopravvivere. E chi avrebbe cotanti “bolas”, specie nel nostro Paese ?! E poi, al di la’ della battuta, esisterebbe sempre il discorso cui accennavi tu stesso, ossia del mantenimento delle poltrone etc etc.Ripeto, una riorganizzazione dell’intero sistema delle Amministrazioni pubbliche va sicuramente fatto, ma penso che sia prioritario iniziare dalle Province.
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spartaco says:
Nov 18, 2013
Io invece sono d’accordissimo. Che senso ha tenere in piedi più di 8000 Comuni?? Per me è una follia. I sindaci saranno anche bravissimi Stradivari (ammesso e non sempre concesso), ma è il sistema che è rimasto al Medioevo. Bisogna accorpare e fare efficienza se no non ne usciamo più. E chiunque si facesse promotore di questa proposta, farebbe una cosa per me giustissima!!!
Adone: la soppressione delle Province non è alternativa alla riduzione dei Comuni, anzi potrebbero tranquillamente coesistere. Tra l’altro, anche sul piano economico dei risparmi, la sola abrogazione delle Province aiuta ben poco!!
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stradivari says:
Nov 18, 2013
Caro Spartaco, chi non è d’accordo nel ridurre il numero dei Comuni o delle Province?
Il fatto è che non credo debbano essere i sindaci a farsi promotori di questa battaglia o essere considerati quale scoglio di questa giusta battaglia.
Non dico che siano tutti bravi, ma chi conosce la macchina comunale, soprattutto dei piccoli centri, sa bene che hanno pochi onori e molte rogne, nella latitanza e avidità dello Stato centrale.
Trovo semplicemente l’invito, pure giusto, dell’articolo indirizzato al destinatario sbagliato.
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Monica Landro says:
Nov 19, 2013
Nell’articolo non si attacca di Sindaci, ma si invita loro a farsi promotori dell’idea di tagliare i Comuni, lasciando l’azione effettiva in mano a Governo e Parlamento. Parto sempre dallo stesso principio: qui bisogna darsi da fare perchè la nostra cara classe politica parla parla e parla nelle varie trasmissioni tv ma poi non succede mai niente.
Come scrivi tu, lo Stato centrale latita e allora che i qualcuno bussi alla loro porta con qualche iniziativa in mano… hai visto mai che tra un trucco e parrucco per le varie dirette TV in cui li vediamo, ci riflettano..
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darius says:
Nov 18, 2013
riporto una notizia di fine ottobre, da il Fattoquotidiano:
“1.128.722. Tante sono le persone che vivono nel nostro Paese grazie alla politica. Professionisti, dipendenti, gente che lavora. Molto di loro gravitano attorno alla pubblica amministrazione locale. Moltissimi sono consulenti”. Ho letto anche di cifre maggiori.
Caso concreto, che ognuno può riscontrare nel proprio Comune in proporzioni analoghe: se 30 anni fa per un Comune di 5000 abitanti avevamo meno di 10 dipendenti comunali, ora è facile che lo stesso, con 7000 abitanti ne abbia almeno 30. Assurdo, fuori luogo.
Bisogna sfoltire la selva di persone che vive in modo diretto e indiretto grazie alla politica. Tutta gente con scarsissimo valore aggiunto che pesa sul mondo produttivo. E come può essere competitivo il mondo produttivo se ha un fardello di tasse e costi burocratici? E poi non ci si può stupire se pure il Canton Ticino diventa più competitivo del nostro Varesotto…
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fabrizio sacchi says:
Nov 19, 2013
Penso che posso dirmi d’accordo un po’ con tutti gli interventi, che vanno nella stessa direzione, salvo alcune puntualizzazioni.
Penso che la riforma andrebbe fatta per gradi iniziando dalle provincie, un corpo intermedio tra Regioni e Comuni di cui potrebbe farsi a meno considerando, appunto, che gli enti locali superiore ed inferiore potrebbero riassorbire le funzioni svolte ora dalla provincia nel segno di fare di più con meno.
Il secondo intervento, una volta assestatasi la prima riforma, potrebbe essere quello di accorpare le funzioni dei Comuni più piccoli in quelle del comune di prossimità più grande (almeno 10.000 abitanti) in un’ottica di contenimento della spesa. Lascerei vivere tutti i comuni, anche quelli più piccini, ma nella logica e salvaguardia del principio di contenimento della spesa che dovrebbe essere il vero motivo ispiratore della manovra: la politica, in una piccola realtà comunale, può tornare ad essere un hobby!
Infine vorrei richiamare l’intervento di chi diceva che nessuno si taglierebbe un braccio: teniamolo presente quando andiamo a votare perché se vogliamo veramente cambiare dobbiamo dare fiducia a chi si presenta fuori dalla casta.
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luca p says:
Nov 19, 2013
Fabrizio ha espresso anche il mio pensiero: l’accorpamento a 10.000 mi pare ragionevole.
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lorella pozzi says:
Nov 20, 2013
Questo Parlamento almeno riuscirà a tagliare le Province? Ma..
non credo.
Per quanto riguarda i Comuni invece, a me risulta che sia già in corso da parte di alcuni Sindaci lo sviluppo del progetto di accorpamento con i Comuni confinanti; posso confermare perché nel mese di ottobre i cittadini di un paese del comasco sono stati chiamati ad esprimersi attraverso un referundum a favore dell’accorpamento con un comune limitrofo.
Sono d’accordo con Fabrizio quando dice che la politica nelle piccole realtà locali dovrebbe tornare ad essere un hobby. Anche in questo caso ricordo l’esperienza di uno zio che negli anni ’70 si mise al servizio della sua comunità come sindaco solo e soltanto per passione politica!
Circa l’invito a votare chi si presenterà fuori dalla casta chiedo a Fabrizio come fare a identificarlo poiché ora come ora “tutti i politici sono casta”
mentre l’aspirante lo diventerà nel momento stesso che respirerà aria di..”Palazzo”
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ginobigio says:
Nov 21, 2013
Nel ringraziare tutti coloro che hanno commentato, pro o contro comunque pregevolmente, la mia lettera ai Sindaci ( riuniti allora come ANCI a Firenze ), pubblicata tempestivamente dal SOle 24 Ore e quindi forse letta da qualcuno di loro, vorrei fare un paio di precisazioni:
1)-l’invito fatto ai Sindaci di farsi essi stessi promotori di una sostanziosa riduzione dei Comuni mediante accorpamenti, era ovviamente una illusoria provocazione, come si intuisce dal finale; sperare che in Italia un Ente Pubblico, di qualsiasi genere, butti la spugna è una chimera e perciò quello che lo facesse passerebbe gloriosamente alla storia.
2)-l’abolizione delle Province, sulla quale mi sembra che il consenso sia unanime, :
a)-ricordo che, quando finalmente vennero istituite le Regioni già previste dalla originaria Costituzione, l’On Ugo La Malfa ( uno dei pochi statisti che abbiamo avuto ) lo aveva con forza sostenuto ma furono “prediche inutili” , per dirla col buon Presidente Einaudi;
b)-poichè le Province sono sopravvissute nell’art. 114 della Costituzione, la loro completa cancellazione richiede la revisione della Costituzione stessa con la complessa procedura dell’art. 138.
Ma, poichè l’art.114 non le enumera ( come fa per Regioni ), la riduzione, mediante accorpamento, è possibile con legge ordinaria.
Infatti con il Governo Monti la legge è stata emanata ma la sua concreta applicazione è ancora in alto mare per le solite companilistiche resistenze.
Un cordiale saluto a tutti.
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fabrizio sacchi says:
Nov 29, 2013
E’ vero Lorella quello che dici, la mala politica sembra ingoiare i volenterosi come le sabbie mobili! Eppure ci sono bravi amministratori locali e bravi politici, molti di più di quanti possiamo immaginare. Non sono sotto i riflettori, non li vediamo in TV perché il sistema ruota intorno ai capi bastone della politica dominante però ci sono anche i bravi volenterosi. Lorella vorrai sicuramente un esempio! E allora ti dirò che in occasione delle precedenti primarie Dario Vergassola e Ascanio Celestini andarono nella sezione PD di Ostia Antica ripresi da “in onda”, la trasmissione condotta dal duo Telese-Porro; il segretario di quel circolo è appena trentenne, è un ottimo politico e si è costruito una solida reputazione sul territorio; ma la cosa che più mi conforta è che non è un caso raro, anzi!
Di esempi ne potrai trovare anche nel tuo comune Lorella, basta dagli fiducia e votarli; sicuramente sarà più difficile trovarli in questo parlamento ma noi dobbiamo pensare al prossimo parlamento.
Noi dobbiamo assicurarci che i parlamentari ci rappresentino senza farsi ingoiare dalle sabbie mobili; ma come si fa? Semplice, cambiando la legge elettorale, evitando che il rappresentante politico, nominato dalle segreterie risponda solo a queste. Occorre ricostruire quel legame tra elettori ed eletti che è alla base del concetto stesso di democrazia.
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