Più in basso di così c’è solo da scavare, cantava Daniele Silvestri qualche anno fa. La sconcertante tre giorni di elezione dell’inquilino del Quirinale ci rinnova alcuni consolidati segnali di come gira il Paese: una nazione in mano a uomini anziani con la sindrome dell’immortalità e dal gattopardesco agire, dove le donne contano sempre troppo poco ed i giovani devono stare zitti ed allineati.
L’elemento che mi pare maggiormente intollerabile, in questa tragicomica vicenda, è la totale assenza di rispetto per l’urgenza del tempo da parte della classe politica. Il dopo elezioni è stato segnato dalle trattative su due distinti tavoli: l’uno per la ricerca di un nuovo governo e l’altro per l’elezione di un Presidente di garanzia per le riforme e la gestione di questa delicata fase istituzionale. Ebbene, il frutto di queste lunghe settimane di mediazioni e trattative lascia davvero sgomenti. Intendiamoci, Napolitano è un galantuomo, merita rispetto e riconoscenza. Ma può un Paese con un briciolo di prospettiva riconsegnare il pallino ad un signore che concluderebbe il suo mandato a novantacinque anni? Non esistevano alternative condivisibili a larga maggioranza?
Due mesi così sono tanti, troppi per il mondo reale: in questo lasso di tempo un’impresa in crisi ha già segnato il suo destino, un disoccupato è già finito nella disperazione, un pensionato magari si è anche tolto la vita. Ed intanto l’Italia sprofonda, nell’indifferenza di questi signori, sia vecchi che nuovi inquilini del potere, impegnati in bizantinismi utili solo alla difesa della loro sopravvivenza. Siamo da sempre poco inclini alla generalizzazione, ma in questo caso siamo sopraffatti da un moto di indignazione. Da domani torneremo a ragionare, con i nostri distinguo e le nostre proposte. Oggi però consentiteci un grido di protesta: vergogna!
9 comments
alice franco says:
Apr 21, 2013
Condivido completamente. A me non sono rimasti più nemmeno pensieri da pensare, né parole da dire.
spartaco says:
Apr 21, 2013
Vergogna!!! Mentre il Paese va a fondo, l’unico pensiero sono gli interessi di bottega!! Non so se sono peggio i vecchi maneggiatori, i giovani rampanti di partito o i nuovi irresponsabili che minacciano colpi di Stato e marce su Roma (a proposito, bravo Rodotà a sconfessarli subito). Oggi non vedo via d’uscita, non perdiamo la fiducia nel domani..
lola says:
Apr 21, 2013
Ho visto in questi assai lunghi tre giorni di agonia, l’incompetenza delle forze politiche, le orecchie sorde che fanno muro sulla gente comune, un paese che si sta trascinando ogni volta più un basso,condivvido amaramente tutte le affermazioni che riscontro in questo articolo. Non so darmi ragione nel vedere la gente disperata per strada, c’è una sorte di rassegnazione, nell’aria si respira dellusione da quando non si è potuto o voluto costruire un governo solido. Ora il pallino è nelle mani di Napolitano, ma mi sa di prevvedere ancora un governo di comodo e nulla di concreto, la gente aveva votato per avere un nuovo governo, un nuovo presidente! e invece ci si ritrova la stessa focaccia assai più dura da mordere e mandare giù.
luca bacci says:
Apr 22, 2013
Ci puo’ stare che non volessero votare Rodotà, peraltro un professore molto stimato, che conosce molto bene la costituzione e il cui curriculum di corsi/lezioni tenuti anche all’estero è di tutto rispetto. Mi apettavo però una minima motivazione sul NO. niente, ignorato totalmente. Che ci siano ragioni inconfessabili dietro le loro logiche di partito o corrente?
gino berto says:
Apr 22, 2013
Ineffabile, è l’unico aggettivo che trovo per definire quanto è successo.
Dolore, è quel che provo.
Si sono presi più di un anno prima di andare a nuove elezioni e cambiare. Dovevano fare un’unica riforma per innescare la svolta: non hanno fatto niente, niente. E’ stato un anno di tristezze, povertà e false bugie per la gente: ecco il cambiamento davvero avvenuto. Si sono tenuti ben stretti la vecchia “porcata”. Il risultato: nuovo governo, niente; nuovo Presidente, niente.
” Voi siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese per un piatto di lenticchie; come Giuda, tradireste il vostro Dio per pochi spiccioli.
Avete conservato almeno una virtù? C’è almeno un vizio che non avete preso? L’oro è il vostro Dio; chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? E’ rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene della Repubblica?
Siete diventati intollerabilmente odiosi per l’intera nazione; il Popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l’ingiustizia! Ora basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave. In nome di Dio, andatevene!”
Discorso di Oliver Cromwell ai parlamentari, 1653.
david pierantozzi says:
Apr 22, 2013
@ Amici, condivido in pieno i sentimenti che avete espresso nei confronti della classe politica e dei partiti e movimenti, vecchi e nuovi. Ho visto logiche di bottega da tutte le parti, nessun senso di responsabilità verso un Paese allo stremo, verso un popolo avvilito, frustrato e arrabbiato. Luca, Rodotà è persona stimabile, ma lo erano anche diversi altri candidati, espressi e non. Non si può seguire la logica di fare un nome e PRETENDERE che il nome sia quello o nessun altro, altrimenti andiamo in piazza e gridiamo al golpe.
Gino, è impressionante il discorso di Cromwell, sembra scritto ieri, mi rendo conto che siamo molto simili all’Inghilterra del 1650, ma senza Cromwell però. E mi domando amaramente se in fondo l’uomo non sia sempre uguale a se stesso, e l’animo umano qualcosa che si perpetua tra tanta miseria e qualche sprazzo (speriamo) di nobiltà.
Detto questo, oggi sento anche il bisogno esprimere un sentimento che forse andrà controcorrente, di ammirazione e riconoscenza per il comportamento del Presidente Napolitano. In questa circostanza (ma non è la prima) ha dimostrato di essere un riferimento essenziale per la Repubblica. Verrà pure dalla preistoria, ma se questa è la storia… che Dio ce lo conservi a lungo.
igor leone says:
Apr 23, 2013
Senza nulla togliere a Napolitano come persona (e senza nulla regalargli nemmeno), penso che sarebbe stato assolutamente possibile trovare un nuovo presidente che sarebbe stato l’immagino di un’Italia che cambia.
E invece no, il Presidente é rimasto lo stesso (7 anni, a meno che non decida di fare come il Papa) e il processo decisionale che ha portato alla sua elezione é così tipicamente italiano che penso di aver perso tutta voglia di votare…
Essendo all’estero leggo soprattutto i giornali italiani, grazie a Dio non guardo più la televisione, ma quando vedo le facce dei responsabili politici, mi chiedo davvero come possono ancora essere li, ancora giustificare scelte e atteggiamenti che hanno portato il paese dove si trova oggi.
Certo questo vale anche per molto altri paesi europei (e non) e sfortunatamente oggi tutti si giustificano dicendo che gli altri non stanno meglio…
Mi hanno insegnato quando ero piccolo a guardare quelli che facevano meglio per capire perché e come, non quelli peggiori per sentirsi confortati…ho l’impressione che ciò non valga per le classi politiche in generale.
Michele D' Apolito says:
Apr 23, 2013
Gentile Igor, il tuo commento è molto pertinente e lucido, forse anche perchè arriva dalla rielaborazione dall’estero dei fatti di casa nostra. Concordo sul fatto che in Italia si guarda sempre a chi fa peggio per giustificarsi, in un perenne equilibrio al ribasso che mediamente premia soggetti di bassa ed infima levatura.
Sono perfettamente allineato anche sul non fare di Napolitano un feticcio da venerare: è una persona seria e di buon senso istituzionale, ma le sue parole di richiamo suonano quasi ovvie dinanzi ad uno scempio del genere; in più, il suo sacrificio lo regala alla storia ed è sicuramente meno faticoso di altri.
lorella pozzi says:
Mag 1, 2013
David, mi trovi assolutamente allineata su ogni punto
e in particolare per quanto riguarda il Presidente Napolitano, voglio aggiungere che avere ammirazione e stima per l’operato del Presidente della Repubblica in carica non equivale a “venerare un feticcio”. Giorgio Napolitano passerà comunque alla storia come altri che lo hanno preceduto, probabilmente con narrazioni e meriti diversi.