Vince il Blu Democratico sul Rosso Repubblicano. Gli elettori scelgono lo status quo e concedono ad Obama altri quattro anni per riportare l’economia americana sulla retta via dopo la grande recessione. Dimostrando di aver compreso che i posti di lavoro non si estraggono come conigli dal cilindro, gli Americani confermano l’importanza di una politica per la classe media e dimostrano di credere nella formazione dei lavoratori e dei giovani per una nuova crescita.

La strategia fumosa di Romney non convince. A poco sono serviti i più di 300 milioni (0,02% del PIL americano..) spesi per la pubblicità del Governatore. La bocciatura evidenzia un elettorato che cambia e che, sebbene provato da quattro  anni difficili, preferisce la dura realtà alle promesse ed ai sogni.

Obama non avrà vita facile. Ai complessi problemi del Paese si affianca un risultato politico diviso. Al Senato vincono i Democratici, ma la Camera resta in mano ai Repubblicani, con una larga maggioranza. Lo stallo a Washington continuerà in assenza di una svolta politica verso la concertazione nell’interesse della Nazione. La riforma della sanità e la Dodd-Frank (che regola il sistema bancario e i mercati finanziari) restano in piedi, ma non si possono escludere alcune concessioni. La politica estera sarà ispirata al dialogo, ma l’Iran non avrà più di una seconda chance per acconsentire alle richieste della comunità internazionale.

Auguriamo agli Stati Uniti d’America di ritrovare coesione sociale e politica per affrontare le sfide del domani. Il discorso della sconfitta di Romney fa ben sperare. Sarebbe un esempio per il mondo e soprattutto per l’Europa ed in particolare il nostro Paese, dominati dai campanilismi e dalle beghe di quartiere. Se poi, nonostante tutto, anche olteoceano dovessero prevalere le divisioni, non resterà che impratichirsi in tutta fretta nelle arti e nei mestieri delle coalizioni, dei voti di scambio e dei franchi tiratori. Ma questa oggi è tutta un’altra storia.

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