“Attenzione perchè gli Stati Uniti potrebbero fare la fine dell’Italia!” ammoniva lo sfidante Romney verso la fine della campagna elettorale. Anche per questo sono tra coloro che sono soddisfatti ed ottimisti per la rielezione di Obama. Ma lo sono soprattutto per l’impostazione della politica estera, molto più in linea con l’approccio europeo. Con Obama penso si potrà proseguire sulla politica del dialogo con il mondo arabo (dove per esigenze professionali mi trovo ad operare) avviata prima del manifestarsi delle “primavere rivoluzionarie” in Tunisia, Egitto e Libia. Nello scacchiere mediorientale ed in particolare con l’Iran penso utilizzerà tutta l’influenza di cui gli USA sono capaci per tentare di risolvere il contenzioso per via diplomatica.
Sul fronte interno, mi ha colpito l’opera di “reindustrializzazione” promossa negli anni del primo mandato. E’ evidente il tentativo di ridare dignità all’economia reale, alla produzione di beni fisici, come ad esempio è stato fatto con l’accordo Fiat-Chrysler. C’è una chiara strategia alla base di questa scelta: trattenere nel Paese i posti di lavoro, nella convinzione evidente che in tempi non lunghi il costo del lavoro aumenterà anche in Cina, con conseguente riequilibrio delle condizioni competitive tra i due Paesi. Ne traggo una bella lezione anche per noi, da cui la politica di qualsiasi colore dovrebbe sempre partire: non rassegnarsi all’idea di un inevitabile declino, credere che le cose potranno cambiare, scommettere sempre sul futuro del proprio Paese.
3 comments
Bruno Rottoli says:
Nov 12, 2012
Si dice che i presidenti americani diano il meglio nel secondo mandato, perché meno vincolati agli umori degli elettori. Speriamo!
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david p says:
Nov 12, 2012
E’ sorprendente la capacità degli Stati Uniti di attrarre senza soluzione di continuità investimenti di tipo industriale. Posso portare una testimonianza di vita professionale: nell’arco degli ultimi due anni, ben tre amici imprenditori hanno deciso di aprire unità produttive negli USA. Nella maggior parte dei casi non si tratta – fortunatamente per il nostro Paese – di delocalizzazioni, ma di “affiancamento” di nuove strutture americane a quelle italiane. A riprova della fiducia che questo Paese sa trasmettere agli imprenditori di tutto il mondo, indipendentemente dal partito al governo in un certo momento storico.
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aureliano67 says:
Nov 14, 2012
E anche a Obama tocca il suo PetraeusGate….improvvisamente nessuno parla più di politica estera e crescita economica americana, e i giornali vengono invasi dalle foto di amanti vere o presunte…. e tra le tremila mail, trovavano anche il tempo per la guerra in Iraq?
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