“Attenzione perchè gli Stati Uniti potrebbero fare la fine dell’Italia!” ammoniva lo sfidante Romney verso la fine della campagna elettorale. Anche per questo sono tra coloro che sono soddisfatti ed ottimisti per la rielezione di Obama. Ma lo sono soprattutto per l’impostazione della politica estera, molto più in linea con l’approccio europeo. Con Obama penso si potrà proseguire sulla politica del dialogo con il mondo arabo (dove per esigenze professionali mi trovo ad operare) avviata prima del manifestarsi delle “primavere rivoluzionarie” in Tunisia, Egitto e Libia. Nello scacchiere mediorientale ed in particolare con l’Iran penso utilizzerà tutta l’influenza di cui gli USA sono capaci per tentare di risolvere il contenzioso per via diplomatica.

Sul fronte interno, mi ha colpito l’opera di “reindustrializzazione” promossa negli anni del primo mandato. E’ evidente il tentativo di ridare dignità all’economia reale, alla produzione di beni fisici, come ad esempio è stato fatto con l’accordo Fiat-Chrysler.  C’è una chiara strategia alla base di questa scelta: trattenere nel Paese i posti di lavoro, nella convinzione evidente che in tempi non lunghi il costo del lavoro aumenterà anche in Cina, con conseguente riequilibrio delle condizioni competitive tra i due Paesi. Ne traggo una bella lezione anche per noi, da cui la politica di qualsiasi colore dovrebbe sempre partire: non rassegnarsi all’idea di un inevitabile declino, credere che le cose potranno cambiare, scommettere sempre sul futuro del  proprio Paese.

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