Da osservatore curioso, mi è capitato diverse volte di chiedermi quali complessi calcoli ci fossero dietro i parametri di Maastricht. Quali algoritmi statistici, quali modelli econometrici fossero stati applicati per determinare quei “numeri fatali” che condizionano ormai quotidianamente la vita di tutti noi. Uno su tutti: il celeberrimo rapporto tra deficit e prodotto interno lordo, fissato dagli economisti europei alla soglia del 3%.
La mia curiosità è stata finalmente esaudita per merito di un signore francese di 62 anni di nome Guy Abeille, ex alto funzionario del ministero del bilancio al tempo di Francois Mitterand, il presidente che fu uno dei protagonisti delle ferree regole europee. Racconta Abeille ciò che accadde nel maggio 1981: “Abbiamo stabilito la cifra del 3% in meno di un’ora. E’ nata su un tavolo senza alcuna riflessione teorica. Mitterand voleva una regola facile da opporre ai ministri che si presentavano nel suo ufficio a chiedere soldi. Si procedette dunque a cercare una cifra tonda, senza virgola. Qualcuno disse: perchè non il 3%? E’ una buona cifra, un numero che ha attraversato le epoche, che fa pensare alla trinità”. E 3% fu.
Bene amici, almeno la prossima volta che sentiremo parlare di “legge di stabilità”, la prossima volta che aumenterà l’iva e verrà bloccata qualsiasi spesa per ristrutturare scuole, strade, asili e ospedali…. sapremo perchè!
6 comments
wicks says:
Ott 13, 2012
Tutto questo casino per un numero deciso a tavolino? non ci posso credere…
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david p says:
Ott 13, 2012
Prroprio così, il signore ha fatto outing su un quotidiano francese!
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melchisedec says:
Ott 15, 2012
Se questi sono i profondi ragionamenti che stanno dietro ad un numero così importante, non oso immaginare per i numeri più “spiccioli” che ci danno in pasto quotidianamente!…
Ma soprattutto mi chiedo: i cittadini pagano centinaia, migliaia di persone, centri studi e simili… che forniscono numeri “facili da ricordare”??
Intanto noi chiniamo il testone e andiamo avanti…
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nicola L. says:
Ott 15, 2012
Curioso e stimolante l’aneddoto, la sostanza non mi scandalizza per nulla.
Potevano fare 10 pagine di calcoli con astruse formule di econometria ed arrivare ad un numero compreso tra 2 e 8% con anche fior di decimali.
La non sostenibilità del debito dei paesi sviluppati ed in primis di quelli con alto debito/Pil come l’Italia sarebbe emersa comunque indipendentemente dal numero magico. Sorridiamo come è nato, ma non diamogli le colpe per la situazione attuale, anche se il numero fosse stato l’8,273% oggi piangeremmo per i sacrifici richiesti. Il problema è la non sostenibilità del deficit strutturale quando il debito è alto, il quanto deficit è un dettaglio, a mio avviso.
Vediamo il bicchiere mezzo pieno, almeno abbiamo risparmiato di pagare profumatamente uffici studi per fare tomi di calcoli, il risultato non sarebbe cambiato… 🙂
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gino berto says:
Ott 15, 2012
Ma si può? Domanda retorica. Sembra proprio di sì! E’ fantastico scoprire che le teste d’uovo che reggono le sorti del mondo hanno bisogno di numeri tondi, altrimenti si confondono. Chissà poi che stress devono sopportare nel discutere con i propri collaboratori di soldi: somme, sottrazioni, forse anche qualche altra operazione. Per fortuna i numeri tondi si spostano bene nel pallottoliere.
Sono battute, ma amare, se si pensa quali menti muovono le sorti dell’umano. Se poi guardiamo al cisalpino nostrano si può rimanere storditi, perchè oltre al dar di conto hanno difficoltà anche nel parlare, con tutti questi verbi irregolari! per esempio…ma non so da dove cominciare, non vorrei far torto a qualcuno.
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Sofia Parodi says:
Ott 26, 2012
Interessante l’outing… Proprio in questi giorni trasmettono al cinema “Viva l’Italia”, una commedia divertente e drammatica che racconta di un politico costretto a causa di una malattia “a dire solo e soltanto la verità” … Chissà se accadesse ai nostri politici ed economisti…! 😉
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