Cesare Vaccario, titolare del Prosciuttificio Valserio, una piccola impresa del settore alimentare cremonese, non ha mai nascosto il pensiero che “piccolo” è davvero un limite per le aziende, soprattutto in un mercato che non ha più confini. L’introduzione della nuova normativa sui contratti di rete gli ha fornito lo spunto per stimolare altri imprenditori a ragionare su un percorso di crescita basato non tanto sullo sviluppo dimensionale diretto, quanto sulle aggregazioni fra più imprese. Conosco Cesare da tanti anni ed ho voluto proporgli questa intervista proprio per farci raccontare lo spirito con cui ha realizzato la rete di imprese chiamata “Cremona Food”.
Prima di raccontarci la tua esperienza, ci ricordi i presupposti delle reti di impresa?
L’aggregazione fra imprese rappresenta una delle modalità più importanti per dare una risposta allo sviluppo ed alla crescita delle attività imprenditoriali. In Italia nel 2009 è stata introdotta la disciplina dei contratti di rete, la forma più “free” di collaborazione con la quale più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato. Operiamo insieme ma manteniamo la nostra individualità. Dunque attraverso un semplice contratto con forma di atto pubblico o di scrittura privata autenticata è possibile sviluppare una sinergia strategica che lega un pool di aziende ad obiettivi comuni, che possono andare da uno scambio di informazioni fino all’esercizio di attività di progettazione e produzione.
Cos’è Cremona Food e come è nata?
La mia azienda ha storicamente operato solo nei confini nazionali, ma la crisi ed il calo dei consumi interni mi hanno convinto ad affacciarmi ai paesi UE ed extraUE. Cremona Food è una rete fra quattro aziende, non concorrenti, che operano nel settore alimentare: il mio prosciuttificio, un acetificio, una azienda che produce prodotti da forno precotti e surgelati ed una impresa che produce e distribuisce prodotti lattiero caseari. Ci siamo appunto prefissi l’obiettivo di sostenerci reciprocamente, superando i nostri limiti strutturali, presentandoci ai mercati esteri in maniera più coordinata e soprattutto offrendo un catalogo di prodotti più ampio. La collaborazione è nata in Associazione Industriali. Dopo un convegno che ha presentato gli aspetti organizzativi e strutturali del contratto di rete, abbiamo costruito dei momenti di conoscenza/confronto per valutare l’opportunità di fare qualcosa insieme. E così, con spontaneità, è nata la nostra rete.
Quali sono gli elementi essenziali del vostro contratto di rete?
Oltre agli obiettivi strategici, che come dicevo sono orientati soprattutto alla commercializzazione dei prodotti, abbiamo definito un programma di rete. Con questo abbiamo cercato di definire le linee comuni di comportamento, stabilendo gli obblighi ed i diritti delle parti. Abbiamo individuato un logo comune ma anche una strategia di comunicazione comune con la quale presentarci ai potenziali clienti. La forza della collaborazione sta proprio in questo: ognuno di noi dunque potrà non solo rappresentare i propri prodotti ma anche quelli degli altri soci.
La governance della vostra rete come funziona?
Molto semplicemente con un comitato di gestione, una sorta di consiglio di amministrazione al quale partecipano i titolari o delegati delle varie aziende aderenti. Abbiamo stabilito un calendario di riunioni periodiche nelle quali confrontarci sui vari temi. Le decisioni saranno prese con criteri democratici a maggioranza dei partecipanti. Esiste un presidente pro tempore cui il comitato di gestione conferisce un potere di rappresentanza per il compimento degli atti della rete.
Come state lavorando insieme?
Direi bene. Ci confrontiamo, ci scambiamo le informazioni così come i contatti e le consulenze. Stiamo definendo un programma di fiere e missioni all’estero tra l’altro dividendoci ed ammortizzando i vari costi.
Sappiamo che i contratti di rete sono sostanzialmente “aperti”, cioè è possibile far aderire nuovi partecipanti. E’ così?
La nostra rete è nata per ampliarsi il più possibile. E’ reciproco interesse poter allargare il catalogo di prodotti ed aumentare la capacità di penetrazione su nuovi mercati. Abbiamo previsto nell’atto notarile le modalità di ingresso di nuovi soci. Per salvaguardare ognuno di noi dall’eventuale entrata di possibili concorrenti, si è deciso di ricorrere all’accettazione di un nuovo membro solo raccogliendo l’unanimità dei consensi.
Al contratto di rete sono agganciati anche dei benefici fiscali, giusto?
E’ possibile godere di un regime di sospensione di imposta sugli utili d’esercizio che le aziende partecipanti possono riservare in un apposito fondo patrimoniale. Tale fondo può essere impiegato per la realizzazione degli investimenti previsti dal programma stesso.
Un’ultima domanda. Qual è la difficoltà più grande che avete riscontrato nel processo di costituzione della rete?
E’ sicuramente quella di carattere “psicologico”. La fase infatti di condivisione del progetto di rete ha chiesto un po’ di tempo per smussare gli scetticismi dei vari imprenditori e far superare i timori di perdere autonomia.
5 comments
michele d'apolito says:
Giu 19, 2012
Complimenti a Max per la bella intervista ed all’imprenditore per aver sposato l’iniziativa Cremona Food. Tempo fa abbiamo parlato di reti sul blog, ma credo che valga molto di più una testimonianza come questa, per comprendere che spesso un passo culturale in avanti apre scenari inaspettati.
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david p says:
Giu 19, 2012
Il caso raccontato da Cesare Vaccario, tramite le abili e puntuali domande di Massimiliano, getta veramente un raggio di luce su una materia che e’ difficile da capire restando ad un livello puramente teorico. Ringrazio entrambi a nome del nostro blog. Le potenzialita’ del contratto di rete emergono molto chiaramente dalla esperienza di Cremona Food. Sono sempre piu’ convinto che questo strumento possa essere davvero utile per molte Pmi che si rendono conto di non potercela fare da soli a dare l’assalto ai mercati internazionali e nel contempo riconoscono lucidamente di non poterne fare a meno. La condizione per fare si’ che la rete funzioni? E’ tutta nell’ultima risposta: essere disposti a rinunciare ad una quota della propria leadership e condividere le proprie idee con quelle altrui. Quanti sono disposti a farlo? Secondo voi amici?
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spartaco says:
Giu 23, 2012
Molto interessante. Mi piacerebbe sapere da Maxfal se conosce analoghe esperienze fatte nel settore industriale.
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maxfal says:
Giu 25, 2012
Ciao Spartaco, in Italia ci sono oltre 330 esperienze fra imprese costituite con la forma del contratto di rete.Ti consiglio il portale retimpresa.it per trovare informazioni e novità sul tema. Su Cremona abbiamo intenzione di provare a stimolare reti nel settore metalmeccanico e cosmetico.
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ace69 says:
Giu 26, 2012
Mi sembra importante sottolineare l’opera svolta dalla Associazione industriali e dalla diffusione di cultura attraverso convegni mirati. Anche l’opera di diffusione di conoscenze svolta da questo blog mi pare importantissima da questo punto di vista. Ho provato in questi giorni a “sondare” il livello di conoscenza di un paio di amici imprenditori rispetto a questi strumenti e l’ho trovato ancora molto basso… da parte di molto prevalgono luoghi comuni e scetticismo. Esperienze come quelle di Cremona Food andrebbero pubblicizzate ancora di più.
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