Prendendo spunto da un recente consesso di uomini di “finanza”, riporto alcuni temi affrontati, quelli che ritengo più interessanti. Ne sono uscite alcune indicazioni operative molto interessanti per i responsabili finanziari anche a livello di PMI, che provo ad elencare a beneficio del nostro Laboratorio: 

1. Dal 2010 l’Italia fa più fatica a reperire risorse finanziarie sul mercato internazionale dei capitali. Di conseguenza se è dura per l’Italia, figuriamoci per le banche nostrane, istituzioni private che scontano anche il rischio paese. Non è una sorpresa che esse abbiano avuto difficoltà ad emettere obbligazioni per scadenze lunghe, quelle che servono a fornire capitali a medio lungo termine alle imprese. 

2. Ultimamente le banche basano i propri utili più sui prodotti finanziari distribuiti alla clientela (es. i derivati come i famosi SWAP così di moda, tanto per fare un esempio) e meno sul margine di intermediazione,  vale a dire la differenza tra interessi attivi sugli impieghi (prestiti alla clientela) e interessi passivi sulla raccolta (depositi della clientela). Le banche sono nate per lucrare sulla differenza tra i due tassi ma ultimamente il meccanismo si è inceppato. Aggiungo che a volte si è assistito ad offerte da parte di alcune banche per cui l’azienda poteva avere interessi sui depositi leggermente superiori agli interessi passivi di un finanziamento. 

3. Una maggiore collaborazione tra la funzione “vendite” e la funzione “finanza” permette di migliorare la posizione finanziaria netta (cassa + crediti finanziari – debiti finanziari) cercando di ridurre le dilazioni sulle vendite e concentrandosi sulla clientela più affidabile (e mi permetto di dire: ovvio, lo farebbero tutti se si potesse!) e quindi avendo accesso a forme di smobilizzo dei propri crediti, quali il “factoring”, a costi più contenuti. 

4. Merita una menzione particolare l’utilizzo del cash pooling (= mettere in comune la cassa) se avete creato un Gruppo in cui vi siano, anche momentaneamente, eccedenze di cassa in una azienda che possono essere trasferite ad un’altra azienda dello stesso Gruppo che è in deficit di cassa. Perché lasciare alla banche una disponibilità di cassa ad un tasso poco remunerativo quando la stessa può essere ceduta ad una società dello stesso Gruppo bisognosa di fondi? Naturalmente, come tutti i finanziamenti tra aziende, anche questo trasferimento di fondi su base giornaliera prevede una remunerazione. Chi cede i fondi riceverà una remunerazione leggermente superiore a quella che gli riconosce la banca e chi invece prende i fondi li pagherà meno di un finanziamento bancario (anche sotto forma di smobilizzo di portafoglio). Indubbiamente c’è maggiore elasticità operativa e minori oneri finanziari a livello di Gruppo. Non ci addentriamo nella “tecnicalità”: nulla di trascendentale e gli studi abbondano; una qualsiasi banca è in grado di dare informazioni in merito. 

5. Da ultimo: visto che le banche non danno finanziamenti, concentriamoci sulla gestione del capitale circolante (la gestione dei crediti verso clienti, del magazzino e dei debiti verso fornitori). La gestione del circolante dipende molto dalle scelte operative. E abituiamoci ad una migliore previsione dei flussi finanziari: arrivare all’ultimo momento con una esigenza di cassa non prevista provoca molti guai. Meglio prevedere, anche se ciò implica uno sforzo mentale (a volte anche di fantasia) e mette di fronte il management ad una dura realtà. Occorre abituarsi ad un controllo stretto sia di breve termine che di lungo termine. Non pianificare vuol dire esporsi a sgradite sorprese!  

Ce n’è su cui meditare vero amici ??

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