Lui non è certamente un piccolo imprenditore, ma un manager a capo di un gruppo con un fatturato di quasi 600 milioni di euro e circa 1.300 dipendenti alle sue dipendenze. Il calibro del personaggio giustifica comunque una deviazione dal naturale alveo del nostro blog e ringrazio pertanto Fabrizio Scuri, amministratore delegato di LGH, sesta multiutility italiana, per la cortese disponibilità concessa. Ho avuto la fortuna di conoscere Fabrizio in questi ultimi anni, apprezzandone la grande determinazione nel perseguire i risultati del suo gruppo, ma soprattutto osservandone il grande equilibrio nel gestire un ruolo delicato ed esposto a pressioni di ogni natura. L’occasione di discorrere con lui circa i temi che animano l’attuale dibattito politico ed economico ha dato lo spunto per questa intervista.

Quale giudizio si può dare al processo di liberalizzazione intrapreso dal governo Monti?
Premetto che il mio giudizio sul Governo Monti è positivo, perché ha affrontato la grave situazione italiana con manovre impopolari che però hanno portato ad un inversione della tendenza in atto fino a poco tempo fa. Sul tema delle liberalizzazioni in generale ha avuto il problema della scarsa “copertura” politica di una maggioranza di riferimento, rimanendo esposto alla pressione delle solite lobbies che, in alcuni casi, non consentono ancora l’apertura completa del mercato.

In particolare riferimento al mercato del gas, condividi il principio di divisione della proprietà della rete dalla gestione del servizio?
E’ importante consentire la concorrenza e questo deve avvenire senza arrecare danno alle infrastrutture esistenti e pertanto ritengo giusto dividere la proprietà, la distribuzione e la vendita.

Quali sono le possibili strade per rendere l’Italia meno dipendente da terzi per l’approvvigionamento del gas?
La mancata autosufficienza per l’approvvigionamento del gas si traduce in una dipendenza dalla Russia e dal Nord Africa. Non va abbandonato questo importante pilastro della politica energetica italiana e la prima cosa da fare è autorizzare nuovi rigassificatori, per consentire di acquistare il gas in giro per il mondo uscendo dal cartello attuale che rischia di metterci in crisi. Abbiamo una buona rete gas e potremmo diventare l’HUB Europeo: per esempio, utilizzando i gasdotti verso il nord europa, non per importare ma per esportare gas. Parallelamente, bisogna continuare ad investire nelle fonti rinnovabili, individuando impianti di potenza, in particolare le biomasse come nuovo sviluppo. Va evidenziato che in questi anni è stato installato in Italia tanto fotovoltaico quanto una centrale nucleare.

Manager pubblici in Italia: esiste un deficit di preparazione / professionalità in Italia? Quanto pesano i rapporti con la politica? Dammi, se puoi, un flash del tuo vissuto sul tema.
In questi anni ho conosciuto manager pubblici di indubbia capacità, ma anche figure veramente poco professionali. La politica deve capire che le ex municipalizzate sono aziende a tutti gli effetti, che devono stare sul mercato e quindi devono essere governate in ottica industriale. Sono poi convinto che nessuno meglio dell’azionista pubblico possa garantire nei servizi appunto “pubblici” una corretta gestione, senza speculazioni. Nella mia esperienza, ho avuto rapporti con politici di grande visione, così come con “lottizzatori” di professione. I manager pubblici saranno sempre più qualificati se la politica crede nelle aziende partecipate e lascia la giusta autonomia di gestione al management, chiedendo loro i risultati e adottando politiche meritocratiche ma anche sostituendoli se i risultati non dovessero arrivare.

Alla luce dell’ultimo declassamento di Citigroup a danno di A2A e dei frequenti interventi “a gamba tesa” di agenzie di rating su Stati e società pubbliche e private, quanto i giudizi degli analisti impattano sul valore delle aziende? Quanto sono attendibili?
Le agenzie di rating non danno giudizi estemporanei, fanno delle valutazioni tecniche, ma in maniera asettica e qualche volta non svincolata dagli interessi economici mondiali: è ormai nota la diretta dipendenza tra declassamento di una società e deprezzamento del titolo azionario. Ciò apre la strada ad ovvie ombre speculative negli osservatori esterni. LGH non è quotata in borsa e fortunatamente non è soggetta a questo giudizio, ma a quello, che ritengo più importante, dei propri azionisti e dei propri clienti.

Da ultimo, quali sono gli interventi più urgenti per ridare fiducia e spinta al mondo delle imprese? 
Forse perché lo vivo direttamente sulla mia pelle, ma la prima cosa da fare è che la Pubblica Amministrazione paghi con maggiore regolarità i propri fornitori: noi oggi vantiamo importanti crediti importanti verso la P.A. e questo si ripercuote anche sui nostri fornitori. Il debito commerciale dello Stato Italiano in tutte le sue articolazioni è oggi di circa 70-80 miliardi di euro! Credo inoltre ad un intervento proattivo dello Stato, che stimoli l’economia reale anche con iniziative specifiche e che non sia mero spettatore del mercato libero.
Proprio in questo periodo, la BCE ha realizzato dei maxi finanziamenti al sistema bancario che spero portino le banche a tornare ad essere un sostegno alle imprese e non un freno, anche se questo non dipende solo da loro. Il circolo è virtuoso se lo Stato, le banche e le imprese fanno ognuno la loro parte. Sono sicuro che l’economia Italiana si riprenderà e riprenderemo il posto che meritiamo.

Print Friendly, PDF & Email