Interessante vedere una cartina che mostra la Russia circondata da basi Nato: roba da lasciare allibito un bolscevico dei tempi d’oro. Evidentemente il capitalismo ha fatto breccia anche in quei territori e la contrapposizione delle ideologie sembra ormai un oggetto di antiquariato. Ma evidentemente altri interessi hanno preso il posto delle vecchie ideologie, e la grande espansione della Nato fa pensare. Da questo punto di vista, la Crimea è soltanto la punta dell’iceberg. Dopo il fallimento dell’esperienza sovietica la Russia sta cercando la sua via, sotto la spinta di un nazionalismo ritrovato e di una guida forte, che convivono con il capitalismo arraffone e disordinato degli oligarchi. Ha visto negli anni assottigliarsi la sua sfera di influenza e si sente circondata. Sarebbe un errore per noi occidentali mettere all’angolo un gigante del genere, un animale che può sempre sfoderare gli artigli.
L’Unione Europea in questa crisi si è mossa con evidente incertezza, con timide sanzioni alla Russia e l’avvio ora del processo di integrazione dell’Ucraina. La titubanza deriva dai fitti rapporti commerciali tra Europa e Russia, che potrebbero subire un grave colpo. Ancora una volta, è sembrato che l’Europa sia andata al traino degli Stati Uniti. E noi subiremo lo smacco: esborso di miliardi di euro per sostenere l’economia agonizzante ucraina, forniture di gas a rischio e più costose. Ma la Nato avrà infine accesso ai porti ucraini del Mar Nero. Non mi sembra una bella trovata. Abbiamo dato un forte impulso affinché la Russia guardi altrove, verso il colosso cinese, e verso l’India. I famosi BRIC.
Russia dunque fuori da G8 e WTO? Potremmo assistere in futuro ad unioni economiche differenti e nuove valute di riferimento, che potrebbero sancire un novus ordo seclorum diverso da quello che altri hanno previsto o vorrebbero. Significativa era la notizia che Putin ha messo al bando le sementi biotech dei giganti americani. E’ lampante che chi controlla le risorse energetiche (ora pagate con i petrodollari) e quelle alimentari, ha in mano le sorti di nazioni intere. Con lo shale gas l’America vuole rendersi indipendente energeticamente, con gli OGM invece ha già messo un’ipoteca sull’agricoltura di vaste zone del pianeta.
E il popolo di Crimea? Molti paventano il pericolo dell’autodeterminazione dei popoli e le spinte alla disgregazioni di Stati. Ma io dico: se un popolo si sente profondamente russo e vuole appartenere alla nazione russa, ha il diritto di scegliere le sue sorti. Ci saranno anche altri casi nel mondo, ma non è possibile vincolare i popoli in nome della ragion di Stato. In conclusione, la vicenda ucraina pone grandi interrogativi. Sarà questo un ulteriore passaggio sulla via del declino europeo? Il rafforzamento ulteriore di nuovi equilibri economici e politici sull’asse del far east? L’Europa sembra autocondannarsi a restare il “vecchio” continente, stretto tra due blocchi di potere che stanno facendo il tiro alla fune.
7 comments
spartaco says:
Mar 24, 2014
Mi pare un dato di fatto che il popolo di Crimea si senta russo: la storia, la lingua, le tradizioni, la convenienza economica. Quali strategie di geopolitica mondiale possono essere più forti di questo sentimento?
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enrico says:
Mar 24, 2014
I paesi occidentali (Europa occidentale e Stati Uniti) sono pronti ad intervenire e bombardare ogni qual volta ci siano nell’aria secessioni o tentativi tali per andare tra le loro braccia (es. Jugoslavia, Libia, ecc.) in modo da allargare il loro giro d’affari.
Si oppongono stranuamente infischiandosene del diritto di autodeterminazione dei popoli quando queste secessioni avvengono in favore di altri (es. Russia).
Nel caso in esame i paesi europei sono anni che promettono soldi all’Ucraina per farla aderire all’Unione Europea invogliati dai giacimenti presenti nel mar Nero e dalle altre risorse del Paese. Ora però che la popolazione della Crimea ha detto di voler (re)stare con la Russia e lo ha detto, nota bene, quasi all’unanimità (più del 90% dei voti) si oppongono e ostacolano questa liberissima scelta.
La democraza a casa mia è rispettare la volontà della gente: se la Crimea vuol restare con la Russia che ci resti.
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gino berto says:
Mar 24, 2014
L’affare Crimea evidenzia la pochezza dell’Europa di fronte ai veri colossi mondiali che continuano ad essere gli USA e la Russia. La grande Europa che decisioni sue proprie ha preso? Da quale parte inequivocabilmente sta? Pensa alla Crimea o a chissà cos’altro? Ha la forza di battere i pugni sul tavolo o di chiedere ai due contendenti di riflettre sul significato di democrazia? Quello che sta succedendo è un’ulteriore dimostrazione dell’impotenza dell’Europa e sulla sua incapacità di incidere sugli scenari mondiali.
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igor leone says:
Mar 24, 2014
Complimenti per l’articolo e i tanti spunti interessanti.
In questa situazione possiamo vedere bene i due principali fattori che muovono le persone e il nostro mondo oggi: potere e soldi.
Il potere ricercato dalla Russia e dal suo presidente plenipotenziario, i soldi sempre alla base di molte decisioni americane (oggi hanno gas da vendere e fanno pressione sui governi europei per diversificare la provenienza).
L’Europa in tutto ciò manca di governo centrale e si perde in interessi personali e spesso divergenti.
L’Ukraina è sfortunatamente governata da gente che ricerca unicamente il suo tornaconto personale: Yanukovic preferisce i soldi della Russia? Fomentiamo (e sovvenzioniamo) una rivolta “popolare” che metta al potere gente che preferisce dollari ed euro!
La democrazia in tutto ciò c’entra poco sfortunatamente: il popolo di Crimea é utilizzato dai due schieramenti come motivazione di atti che spesso sono poco coerenti.
Una paura? Che qualcuno abbia bisogno di una guerra vera per cercare di rilanciare l’economia (ha già funzionato, no?)
Una speranza? Che la stampa indipendente (se ancora esiste) possa mettere in luce le vere problematiche dietro decisioni che avranno impatti importanti per tutti, in modo che i governanti non possano nascondersi dietro un muro di menzogne per avere l’appoggio popolare…
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david p says:
Mar 25, 2014
Intervista dell’a.d. di Eni Scaroni sul Corriere di oggi assolutamente da leggere:
http://www.horsemoonpost.com/2014/03/25/scaroni-al-corriere-sullenergia-leuropa-e-debole-a-causa-dei-propri-errori/
“La Germania dipende per oltre un terzo dalla Russia e l’Italia acquista il 28 per cento del suo approvvigionamento da Mosca”
“Qualche mese fa in un articolo che ospitò il Financial Times, dissi che si poteva riassumere la questione energetica in uno slogan: o siamo disposti, come gli americani, ad abbracciare lo shale gas o saremo costretti ad abbracciare Putin“.
“Putin evidentemente non poteva perdere uno dei suoi unici 5 porti con un pescaggio superiore a 14 metri e quindi in grado di ospitare la marina da guerra“.
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fabrizio candoni says:
Mar 27, 2014
Settimana scorsa ero a Mosca, ed ho avuto accesso alle informazioni che normalmente i media non filtrano in occidente: la Crimea è russa dai tempi della Zarina Caterina, e questo è noto. Ma con il 46% del mercato auto occidentale assorbito dalla sola Russia, pensate per davvero che le sanzioni imposte dagli americani potranno superare la vita dell’annuncio? E’ carina questa cosa tipica americana di risolvere le questioni internazionali facendo però pagare il conto con sanzioni che incidono sugli altri paesi.
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darius says:
Mar 27, 2014
Spartaco, Enrico: avete espresso quello che in altri contesti sembrerebbe un fatto semplice, palese; forse non in Italia, ora attraversata da questi venti di autonomismo. Qui l’informazione (la stampa) non sempre è obiettiva.
Gino: la pochezza della politica unitaria europea si palesa. Apparentemente uniti ma con tanti distinguo.
Igor: partendo dalla tua ultima riflessione, è la stessa che faccio io. Gli arsenali ci sono, la depressione dura a lungo, e mai pace fu così duratura (a parte conflitti locali): sembra che le condizioni per un conflitto generale ci siano tutte.
David: la nostra politica energetica ha delle debolezze intrinseche…di risorse naturali non ne abbiamo
Fabrizio: hai colto nel segno . Un caso concreto di come alla fine ci andiamo di mezzo noi occidentali (inteso come europei): ma troppo grandi per pesare e mai troppo credibili per imporsi.
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