Da qualche giorno non si parla d’altro: tutti a chiedersi dove il nuovo attivissimo premier troverà i famosi dieci miliardi, ai quali si aggiungeranno le risorse che saranno necessarie per realizzare le prossime riforme già “vendute” pure all’estero (prima tra tutte la riforma del lavoro). La verità è che, di preciso, non lo sa nemmeno lui. Scosso da un certo torpore, spero solo apparente, il commissario Cottarelli ha raffreddato gli entusiasmi: non più di 3 miliardi garantiti per il 2014 (per inciso, ha detto che sarebbero stati 7 se fossimo partiti a gennaio….). Ma il baldanzoso Renzino non si è scoraggiato: sa bene di non avere molto tempo a disposizione. Per tamponare, e procedere comunque, ha evocato i “risparmi derivanti dal calo dello spread” ed annunciato un aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Pur sapendo benissimo, lui e Padoan, di non poter stabilmente finanziare un fabbisogno di spesa corrente di questa entità con queste magre ed incerte risorse. Di qui il pressing su Cottarelli affinchè i 3 miliardi garantiti diventino 5 e sperabilmente anche 7 già da quest’anno.
Riuscirà il rivitalizzato commissario ad estrarre il coniglio dal cilindro? Finora non mi pare sia emerso un piano molto chiaro, almeno dai resoconti di stampa. Ho letto una serie di proposte in ordine sparso e senza una precisa tempistica. Dunque, come è nello stile del nostro Lab, mi pare opportuno fare un po’ di chiarezza su alcuni numeri basilari e formulare una proposta di metodo. I numeri: la spesa pubblica nel nostro Paese ammonta a poco più di 800 miliardi all’anno (dati 2013). Al netto degli interessi sul debito pubblico (circa 80 miliardi), ne restano 720. Di questi, 360 (il 50%) è costituito da prestazioni sociali (la maggior parte sono le pensioni) ed altri 160 circa (il 22%) sono retribuzioni dei dipendenti pubblici. Restano circa 200 miliardi, dove c’è dentro di tutto: circa 90 sono “acquisti di beni e servizi”, e il resto trasferimenti alle amministrazioni locali (tra cui i costi delle assemblee elettive), trasferimenti alle imprese ed investimenti pubblici (soltanto la magra cifra di 30 milioni). Cosa ci dicono questi numeri da un punto di vista di possibili risparmi? Che sui tre quarti della spesa (interessi passivi, pensioni e stipendi pubblici) è molto difficile incidere, quantomeno nel breve periodo. Oltretutto, si è già intervenuti a più riprese, tra legge Fornero e blocco di assunzioni e turnover. Resterebbe insomma soltanto un piccolo spazio (che per inciso auspichiamo da molto tempo) per un prelievo sulle pensioni cosiddette “pensioni d’oro”.
Di qui la proposta di metodo: nel breve termine si può realisticamente intervenire soltanto sui 200 miliardi rimanenti. La mia idea è che occorra partire in maniera molto decisa dalla voce “acquisti di beni e servizi”. Questa voce vale attualmente tra i 90 ed i 100 miliardi. L’esperienza di molti anni di spending review nelle imprese mi rende sicuro del fatto che, mettendo seriamente sotto controllo i criteri / processi di acquisto, un risparmio di almeno il 10% / 15% si possa conseguire con altissima probabilità ed in tempi piuttosto rapidi. Come ottenere questo risultato? Mi limito ad alcuni spunti operativi. Uno: accentrare gli acquisti in modo molto più spinto (si sta già in parte facendo con il Consip, ma permangono 32 mila enti pubblici che acquistano direttamente!). Due: operazione trasparenza, ovvero dare pubblicità sui dati di spesa delle singole amministrazioni che resteranno indipendenti. Tre: controllo / revisione ex post sulle spese effettuate. Questi sistemi danno un sicuro risultato nelle imprese, perché non dovrebbero darlo, a maggior ragione, nelle pubbliche amministrazioni? Intendiamoci, il capitolo “acquisti” non è l’unico su cui lavorare. Ci sono almeno altri 100 miliardi sui quali c’è moltissimo da fare: si pensi soltanto ai costi delle assemblee elettive o alla giungla dei finanziamenti alle imprese e tantissime altre. Speriamo soltanto che si ricordi la dotta citazione di Walt Disney anche sul fronte delle spese: selezionare gli interventi principali e metterci una data.
10 comments
adone paratore says:
Mar 17, 2014
Ottima analisi David, che condivido. Particolarmente azzeccato il riferimento a Walt Disney.. mi sono venuti in mente alcuni riferimenti ai suoi ancor piu’ famosi personaggi.
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david p says:
Mar 17, 2014
Renzi Paolino Paperino e la Merkel zio Paperone? 🙂
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andrea DS says:
Mar 17, 2014
Ottimo lavoro, David. Chiara analisi con precise soluzioni. Se applicata, Renzi potrebbe avere non 10, ma quasi 20 miliardi da ridare indietro alle famiglie, o perché no, alle imprese.. In ultima istanza, cmq, è importante ridurre il debito pubblico; la manna dei tassi bassi non durerà per sempre.
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david p says:
Mar 17, 2014
Vero. E aggredire il nostro debito sarà veramente un’impresa titanica. Ma non impossibile. Penso usciremo prossimamente sul Lab con qualche riflessione in proposito.
Ora si sta discutendo tanto, dalle nostre parti, sulla tassazione delle rendite finanziarie. Oggi il Sole calcolava che la tassazione sui dividendi, mettendo tutto insieme, arriverebbe vicina al 40%. Su questo tema, quando potrai, mi piacerebbe scrivere qualcosa insieme. Ho letto che negli USA tassano in maniera semplicissima: il reddito da capitale va in cumulo in dichiarazione insieme a tutti gli altri. Mi pare cosa buona e giusta!
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gino berto says:
Mar 17, 2014
David, perfetto: è il tuo lavoro! Intervenire sugli acquisti di beni e servizi è un’ottima partenza. Basta pensare le differenze che ci sono fra Nord e Sud: clientelismo e, peggio, corruzione sono alla base di tanto se non di tutto. E qui l’operazione trasparenza aiuterebbe molto, con gigliottina sempre pronta ad intervenire sui faccendieri travestiti da pubblici ufficiali. Mi permetto solo di aggiungere che Quirinale e Camere sono fuori da ogni ragionevole costo; che Regioni, Provincie e Comuni dovrebbero cominciare a guardarsi dentro con le maniche rimboccate; che continuano ad esistere migliaia di enti inutili che, come tali, sono solo uno sperpero inaccettabile e mortificante; che la burocrazia raddoppia i costi e rende la vita impossibile; che le varie mafie evadono tutto e esportano capitali alla grande…mi fermo qui. Quanto spazio d’azione per gli uomini di buona volontà e sordi agli avvolgenti richiami delle Sirene!
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david p says:
Mar 17, 2014
Caro Gino, hai fatto benissimo a richiamare l’attenzione su una serie di situazioni incancrenite che non vanno mai dimenticate. Si tratta proprio di quei 100 miliardi a cui faccio riferimento alla fine dell’articolo. Quando qualcuno mette in relazione i tagli alla spesa con il sacrificio del welfare, non posso che indignarmi cosa c’entra il welfare con gli sprechi e le ruberie che hai elencato!
Purtroppo, quasi tutte le situazioni che hai indicato sono talmente incrostate e radicate che ci vorranno tempi lunghi, se non lunghissimi, per incidere il bubbone. La mia idea di aggredire subito gli acquisti di beni e servizi e’ legata essenzialmente ad una questione di timing: intravvedo la possibilità di ottenere risparmi in tempi più brevi, non per virtuosismo, ma per il fatto di introdurre processi più facilmente controllabili.
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aureliano says:
Mar 19, 2014
L’oracolo Cottarelli ieri finalmente ha parlato: “le pensioni sono una decisione politica, gli stipendi dei dipendenti pubblici sono una decisione politica”. La tesi dell’articolo è confermata in pieno!
Però mi resta l’amaro in bocca: la politica delega l’analisi dei costi al commissario e il commissario conclude dicendo che, su due terzi dei costi, la scelta spetta alla politica??!! MAH. Mi sembra tanto una pantomima all’italiana!
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spartaco says:
Mar 20, 2014
Circa gli 85 mila esuberi, che sono comunque poca cosa rispetto ai 3 milioni di dipendenti pubblici, non raccontiamoci barzellette. In Italia non si farà mai. Licenziare non si può. Mandarli dove servono, nemmeno. Si può soltanto bloccare il turnover, cosa già fatta dai tempi di Tremonti, con il risultato che i pensionati sono stati sostituiti da frotte di precari. Io non ho nessuna speranza su questo punto. Saluti a tutti.
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wicks says:
Mar 24, 2014
Analisi chiara, bravo David. Aggiungo che dobbiamo eliminare le regioni a statuto speciale che sono un buco nero. Se per racimolare qualche miliardo facciamo tutta questa fatica, mi vengono i brividi al pensiero del futuro fiscal compact.
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marzius says:
Mar 27, 2014
Avete visto i costi delle authority di controllo? Che follia! Io mi chiedo: ma i ministeri che fanno?? Le attività di controllo non dovrebbero farle loro??
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