Martedì 14 gennaio, conferenza stampa semestrale all’Eliseo. Il Presidente della Repubblica francese liquida seccamente l”affare Julie” come una questione privata e affronta di petto i nodi dell’economia. Annuncia l’apertura di quattro “cantieri per la crescita”: riduzione graduale del costo del lavoro con sgravi alle imprese per 30 miliardi; drastica semplificazione fiscale e burocratica; programmi di formazione dei giovani mirati alle esigenze delle aziende. Ad prima lettura non sembrerebbe niente di speciale, le solite cose di cui si discute un po’ dappertutto, persino in Italia (dove avviene quasi sempre in maniera sterile). Ma a ben vedere c’è un punto di grande interesse nel programma del Presidente. Tutte le iniziative hanno un obiettivo chiarissimo e dichiarato: sostenere e rilanciare le imprese. Le parole di Hollande mi hanno molto colpito e credo valga la pena di portarle alla vostra attenzione:
“Qualcuno non ha ancora capito se sono social-democratico o no, visto che continuate a chiedermelo. La risposta sarà sempre la stessa. Credo che le etichette abbiano poco senso. Sociale, riformista, realista? Dovendo proprio scegliere, opterei per “patriota”, perché l’unica cosa che conta è far sì che la Francia diventi più forte di come l’ho trovata. E’ un Paese che rischia la cristallizzazione e va rimesso in movimento. Partendo dalle imprese, perché se le aziende non producono ricchezza, non c’è nulla da redistribuire. Facendo una politica dell’offerta, perché solo così possiamo creare domanda. Di sinistra è una politica che crea risorse e lavoro, non deficit, debito e spesa pubblica. Progressista è una politica che dà alle imprese la possibilità di aumentare competitività all’interno e all’estero e quindi di creare occupazione”.
Giusto un anno fa pubblicai sul Lab un articolo che affermava esattamente lo stesso concetto, (http://www.labeconomy.com/2013/02/06/avviso-ai-naviganti-la-crescita-la-fanno-le-imprese/) e ritrovarlo nelle dichiarazioni del Presidente della Repubblica francese, con questa forza, mi ha colpito non poco. Aggiungo che, a ben vedere, è il principio con il quale Gerhard Schroeder (anch’egli social democratico) ha realizzato le riforme in Germania, aprendo la strada alla progressione straordinaria degli anni successivi. Hollande ha indicato una strada chiarissima, alla quale già viene attribuito un nome significativo: “socialismo dell’offerta”. Si può essere d’accordo o meno, ma su questo principio il governo francese propone un programma articolato dotato di una sua coerenza complessiva, non un insieme di “interventi tampone” che danno un colpo al cerchio ed uno alla botte. Per don Enrico e Renzino c’è veramente di che riflettere.
7 comments
gino berto says:
Gen 26, 2014
Credo che i francesi riusciranno a lavorare sui loro quattro progetti nei tempi e nei modi che si sono dati. Sono nostri cugini, è vero, ma molto molto alla lontana: basta osservare come hanno chiuso l’affaire del Presidente. Noi, con un fatto di corna del genere, avremmo vissuto di chiacchere per mesi, forse anni, dimenticandoci i veri problemi che, appunto da anni, ci affliggono e ci impoveriscono.
Primo punto: “riduzione graduale del costo del lavoro con sgravi alle imprese”. Beh, noi abbiamo già ridotto il cuneo fiscale … di 14 euro al mese. Rimangono solo da attuare gli sgravi alle imprese, ma per favore una cosa alla volta.
Secondo punto: “drastica semplificazione fiscale e burocratica”. Qui noi siamo imbattibili e imbattuti. Grazie al verde ministero delle semplificazioni, da anni abbiamo bruciato sulla pubblica piazza migliaia e migliaia di leggi inutili e reso così più facile la vita ai cittadini. Proprio quello che stiamo assaporando in questi giorni con le tasse comunali, mini-IMU in testa.
Terzo punto: “programmi di formazione dei giovani mirati alle esigenze delle aziende”. L’Europa ha consegnato all’Italia fondi a non finire per questi programmi. I fondi sono stati talvolta incassati… non sempre perchè talvolta mancavano progetti concreti, ma che dire della crescita formativa dei nostri giovani?
Le cose da fare le sappiamo: sono queste tre che i francesi ci ricordano, più qualche altra che ben conosciamo. Si tratta di passare dalle chiacchere ai fatti. Buon lavoro signori dalla lingua lunga e dalla bocca larga!
0 likes
gianpaolo daldello says:
Gen 26, 2014
Come da noi…chiacchiere da destra e da sinistra o silenzio come per il decreto passato sulla Banca d’Italia di cui la stampa tace e destra e sinistra hanno fatto passare.
0 likes
matteo tango says:
Gen 26, 2014
Francois legge Labeconomy! 🙂 well done
0 likes
alexia leone says:
Gen 26, 2014
Si si…ha fatto un gran bel discorso da politicante…peccato che durante la sua campagna elettorale avesse tenuto dei propositi completamente opposti…
E poi dai…quando pensi che col Papa hanno parlato dei valori della famiglia…che ipocrisia…
0 likes
david p says:
Gen 30, 2014
Non sono così addentro alla politica francese, mi auguro per i francesi che questo programma possa concretizzarsi perchè lo trovo molto lucido. Da noi, purtroppo, di lucido non abbiamo nemmeno i programmi!
0 likes
filippo guidantoni says:
Feb 2, 2014
Sicuramente è il giusto atteggiamento da tenere in politica. Sono convinto che un politico debba avere comunque una sua etica anche se si tratta di vita privata essendo l’espressione del cittadino, però evitare di crogiolarsi nel gossip è comunque vincente.
Scusate l’insistenza ma come dice David siamo un pò troppo abituati alle chiacchiere; capisco un pò di gestione della propria immagine, però anche trovare leader politici sulla copertina di Vanity Fair troppo spesso mi sembra un pò ridicolo.
Non so quanto concretamente stiano lavorando a questo programma ma le imprese sono la spina dorsale del nostro Paese e quindi l’aspetto più concreto su cui lavorare.
0 likes
lorella pozzi says:
Feb 3, 2014
In Italia i governi non hanno mai fatto alcuna politica industriale rivolta al mondo delle imprese nel loro complesso ma “sbrigato” pratiche a favore di uno o più settori economici ovvero ad alcune Grandi Imprese.
Mi è capitato nell’ultimo decennio di ascoltare Ministri che su questo argomento davano l’impressione che le questioni riguardanti la crescita e lo sviluppo delle imprese non li riguardasse affatto cioè non fosse di loro competenza . Spesso mi sono chiesta perché e con quali finalità vengono nominati i Ministri per lo sviluppo economico, i Ministri per le politiche industriali etc. Proprio in questi giorni abbiamo assistito all’ennesimo battibecco tra Letta e Squinzi: l’ultimo chiedeva al governo “interventi efficaci ed urgenti” per la crescita e l’altro rispondeva di “pensare a lavorare”. Mah..
0 likes