L’Italia vista dall’Europa. Vivo ormai da anni all’estero, e mi tocca sentirne di tutti i colori sul nostro Paese. Gli stereotipi “buoni”, quelli simpatici e quasi romantici (il classico “Italia pizza, spaghetti e mandolino” per intenderci), sono ormai tramontati. Al loro posto se ne sono affermati altri, molto meno piacevoli, che stigmatizzano i peggiori difetti del nostro popolo, evocati spesso con sarcasmo o aperta disapprovazione. Volendo far mente locale, i tormentoni che “girano” di più in questi ultimi anni sono almeno tre.
Italia Bunga – Bunga. Non immaginate quante volte me lo sono sentito dire, probabilmente molto più di quanto sarebbe accaduto se abitassi in Italia. Il godereccio ex premier di Arcore ha “movimentato” la vita politica del nostro Paese per quasi 20 anni, è stato al potere, è stato all’opposizione, all’estero è di gran lunga l’italiano più conosciuto. Di lui si è parlato prima come il magnate dei media, poi come quello delle barzellette ai G7, quello che fa le feste nella villa in Sardegna e, infine, come l’inventore delle serate bunga – bunga. Un assedio senza fine.
Italia Mafia. Questa ha veramente la vita dura. Il pensiero degli stranieri non è tanto alla grande mafia di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra, che pure sono spesso menzionate. Piuttosto, si pensa alla mafia “di strada”, quella che impone il pizzo al commerciante o all’artigiano; alla “mafia” che costringe chi vuole cominciare un business in Italia a pagare le persone giuste, magari quelle che stanno sedute dietro una scrivania, per ottenere permessi e autorizzazioni. Mafia intesa anche come corruzione, insomma.
Italia Paese di evasori. E’ quella che più mi da fastidio, ma che è anche la più difficile da contrastare. In Italia purtroppo, numeri alla mano, l’evasione è davvero dilagante. E devo dire che l’esperienza diretta di molti stranieri che vengono nel nostro Paese non aiuta: in certe zone in particolare, ricevute e scontrini restano ancora una chimera.
Ogni tanto mi viene da reagire a questi luoghi comuni, e cerco di ricordare ai miei interlocutori che l’Italia è comunque il secondo Paese più industrializzato d’Europa. Che oltre alla moda (che tra l’altro sta perdendo in parte la sua “italianità”) ci sono molte imprese industriali e artigiane di eccellenza. Che l’Italia produce ed esporta moltissimo, anche se purtroppo con marchi poco conosciuti (la pizza e l’espresso sono specialità italiane, ma non sappiamo creare colossi come Pizza Hut e Starbuck’s!). Nonostante mille difetti, resto fermamente convinto che abbiamo un potenziale straordinario. Anche per la conoscenza diretta e quotidiana di altri popoli, mi sento di dire che l’Italia ha in sè tutta la forza e le capacità che le consentono di essere tra i primi al mondo. Purtroppo, abbiamo anche una buona dose di autolesionismo, e quei pesanti pregiudizi sul nostro conto finiamo spesso per alimentarli da soli. Ci vuole un risveglio, ci vuole orgoglio e ce n’è bisogno adesso.
12 comments
spartaco says:
Nov 11, 2013
Siamo un popolo di individualisti caro Igor, quindi purtroppo di orgoglio nazionale ce n’è ben poco! Siamo i primi a denigrare noi stessi, quindi non ci possiamo lamentare
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alice franco says:
Nov 11, 2013
Un consiglio e un commento. Il consiglio è sul primo punto: quando all’estero veniamo derisi con un “ah! bunga bunga!” appena riveliamo di essere italiani (è capitato anche a me), ribelliamoci. Non lasciamoglielo dire. Dobbiamo affermare con forza che no, l’Italia non è il paese del bunga bunga, che noi non siamo tutti come berlusconi, che siamo gente che si spacca la schiena per andare avanti, che studia, che lavora e che lo fa in modo serio e onesto, mica come una macchietta da avanspettacolo. Sugli altri due punti invece commento che mi piacerebbe applicare il medesimo consiglio, ma io stessa credo che più che pregiudizi siano triste e consolidate realtà. So bene che non tutta l’Italia è vittima di mafie e corruzione ed evasione, che le persone oneste siano tante -e voglio sperare la maggioranza- ma purtroppo dobbiamo ammettere che questi fenomeni attualmente sono radicati, e smentirli mi riesce difficile.
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luca p says:
Nov 12, 2013
Concordo con Alice. Inoltre, credo valga la pena chiedersi come mai l’italiano, da popolo di santi e navigatori, sia diventato popolo di mafiosi ed evasori. Si esagerava prima o si esagera adesso?
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aureliano says:
Nov 12, 2013
Luca, si esagerava prima e si esagera adesso. Io viaggio molto all’estero e mi sento ripetere continuamente le cose che racconta Igor. Posso dire che spesso si tratta anche di espedienti psicologici che usano gli interlocutori d’affari per metterti in soggezione. L’importante, dal mio punto di vista, e’ ribattere colpo su colpo con le stesse armi di chi ci attacca. Quindi, sul primo punto, quello del bunga bunga, utilizzo la tecnica dell’ ironia, tanto nessuno ti può fare la morale. Esempio: gli americani li metto a tacere con Monica Lewinski, gli inglesi con Mosley eccetera (facilissimo trovare scandali sessuali in tutti i Paesi!).
Invece sulla corruzione-mafia il gioco si più duro. Se è uno scherzo lascio andare, ma se l’olandese o l’inglese di turno intavola un discorso serio, rispondo a muso duro in difesa del mio Paese. Anche sui casi di corruzione, nessuno può farci la morale. Se si ha la pazienza di leggere la stampa estera con continuità, come capita a me, te ne rendi conto immediatamente, sia a livello di politica che di business. Basta mostrarsi informati e i censori si possono zittire velocemente e senza difficoltà. Questo ovviamente non vuol dire giustificare il nostro malcostume, ma personalmente mi da molto fastidio ricevere lezioni da chi non ha titolo per darle.
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igor leone says:
Nov 13, 2013
Sono d’accordo con voi che si può e deve rispondere a questo tipo di battute/credenze e che sia in fin dei conti semplice, soprattutto conoscendo qualche storiella dei paesi degli interlocutori, facendo quindi passare il messaggio “non siete meglio”.
Quello che é più difficile é far cambiare la mentalità della gente in generale: conoscendo le nazionalità chiunque (noi in primis) si fa un’idea di quello che si aspetta come comportamento generale (per esempio gli svizzeri puntuali o i tedeschi poco flessibili).
Possiamo essere fattuali in molte cose per cambiare i preconcetti sugli italiani, ma a volte capita che i fatti siano a supporto di questi stessi preconcetti (uno su tutti, l’evasione).
Quello che soprattutto bisogna fare é non credere che certe cose siano immutevoli e battersi per cambiarle, perché gli italiani hanno le capacità di essere tra i primi: l’importante é arrivarci puntando verso l’alto e per far ciò bisogna usare le stesse armi che sono a disposizione dei concorrenti.
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giovanni g says:
Nov 13, 2013
Siamo un popolo di individualisti e non riusciremo mai a muoverci compatti come fanno da sempre i nord europei,tutelando in primis solo i propri interessi. Però nel ns. piccolo, nel ns. individualismo, possiamo e dobbiamo difendere sempre l’immagine del ns. paese all’estero. Ribattendo, come già detto da altri qui, punto su punto alle aggressioni vere e proprie che ci vengono mosse. Ricordo a tal proposito, un aneddoto che tutt’oggi mi accompagna nelle mie relazioni commerciali coi suddetti nord europei. Durante un’interminabile riunione di affari, anni fa quando ancora ero un adolescente, portato a quella riunione da mio padre. Da una parte del tavolo 10 tedeschi boriosi, come sempre, dall’altra io, mio padre e un piccolo imprenditore italiano di cui all’epoca eravamo rappresentanti per la Germania. Ad un certo punto, il tedesco piu’ alto in grado (loro in realtà sono sempre in uniforme militare anche oggi) esordì con la seguente frase rivolta a mio padre: “lei e’ italiano? (quindi) e’ mafioso?” Mio padre ebbe lo scatto d’orgoglio tipico, e a volte irrazionale, di noi latini che e’ anche la ns. forza, e rispose secco senza esitazioni: “lei e’ Tedesco, (quindi) e’ nazista?”. Il “gerarca” taque, zittito, e l’affare ovviamente si concluse. Imparai allora che non esiste piu’ grande pavido di chi e’ abituato a marciare compatto, inquadrato in un sistema che funziona, e non esiste piu’ grande coraggio di chi invece, da sempre, e’ abituato a “cavarsela” da solo. Non dimentichiamo mai questa cosa. Perche’ questa e’ e sarà sempre la nostra unica vera forza.
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alice franco says:
Nov 13, 2013
Wow, che storia Giovanni!
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Michele D' Apolito says:
Nov 15, 2013
Bellissimo aneddoto e bella chiosa Giovanni G., davvero esemplificativa. D’altra parte, conoscendo Tuo padre e la sua orgogliosa “schiena dritta”, posso immaginarmi la scena quasi l’avessi davanti…
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david p says:
Nov 15, 2013
@ Giovanni, molto bello l’aneddoto, grazie per averlo condiviso con noi.
Anche il fatto che poi l’affare sia andato a buon fine la dice lunga, e deve fare ulteriormente riflettere…. come si e’ ben visto, l’atteggiamento supino che abbiamo assunto negli ultimi anni in sede europea non ci ha portato da nessuna parte.
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fabrizio sacchi says:
Nov 14, 2013
Ricordiamo che mister bunga, purtroppo, lo hanno votato e votato di nuovo, come spesso ricordano i suoi “collaboratori”, milioni di persone! Di questo devono ragionare i partiti contendenti nonché sul fatto che c’è circa un terzo della popolazione che ha deciso di astenersi dal voto (e probabilmente dalla vita politica) più un’altra consistente percentuale che ha dichiarato di votare scheda bianca o nulla.
Il fenomeno è piuttosto complesso e non riducibile ad un semplice fenomeno d’avanspettacolo anche se su questo si è appuntata principalmente l’attenzione dei media e, quindi, dei cittadini.
Se si vuole fare uscire dal ghetto dell’estremismo chi si è nascosto sotto le gonne del bunga bisogna riportare il livello della tassazione a un livello accettabile, europeo; molte partite iva tollerano il bunga perché vedono in questo l’unica salvezza della propria impresa! (ovvero l’unico baluardo contro un Fisco che ha il triste primato di numero uno al mondo per livello di tassazione! Ricordo che la manifestazione di maggior successo del bunga fu proprio quella contro le tasse a piazza San Giovanni!).
Diminuire la burocrazia e l’invasività dello Stato; molti hanno paura che legalità sia sinonimo di maggiori controlli e burocrazia; lo Stato deve essere lieve e dalla parte del cittadino onesto che va messo nelle condizioni di poter osservare le leggi; i filosofi del diritto c’insegnano che le leggi sono osservate solo quando c’è nella popolazione la convinzione che sia giuste e necessarie.
Perché i cittadini non si occupano più di politica se non da spettatori passivi passando, con il telecomando della TV in mano, da un talk show politico all’altro? Mai come in questi anni hanno proliferato i programmi d’approfondimento politico, però le sezioni dei partiti sono vuote!!
C’è voglia di partecipare ma non c’è possibilità di farlo seriamente.
Il principale problema che si deve risolvere al più presto è quello della rappresentanza politica altrimenti continueremo ad avere una classe politica che si autoreferenzia, che risponde solo al capo della segreteria o al leader che decide gli ordini di lista e quindi, sostanzialmente, chi entra in Parlamento. Questo ha inciso molto sull’etica della politica facendo si che anche politici scoperti a compiere le più diverse malefatte non hanno sentito l’obbligo di dimettersi ma soltanto di rispondere al proprio capo il quale li perdona a patto che non venga meno l’assoluta fedeltà a lui e alla linea; le conseguenze sulla credibilità della politica sono state inevitabili, sulla partecipazione alla politica addirittura devastanti!
I rappresentanti politici devono essere espressione dei territori e non vale l’obiezione secondo la quale così entrano i mafiosi perché non si può, per combattere un’eccezione, violare la più elementare regola della democrazia, quella che il rappresentante il cittadino se lo sceglie da sé e sarà uno che ha lavorato sul territorio (e poi, ora, abbiamo la legge sull’incandidabilità che sembra aver risolto il problema).
Molto occorrerebbe ancora parlare ma non voglio tediarvi ulteriormente se non ricordandoci che il maggior valore che può mettere in campo la politica è quello dell’onestà unita alla sobrietà nei modi e nei comportamenti pubblici e privati, perché chi decide di fare politica è un missionario… ma non nella posizione che intenderebbe mister bunga!
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david p says:
Nov 15, 2013
@ Fabrizio, una bella analisi a tutto campo, che personalmente condivido in larghissima parte. Capisco gli stereotipi che girano all’estero, ma per noi italiani che lo conosciamo l’analisi del “fenomeno bunga” e’ ben piu’ complessa e affonda le sue radici nel profondo malcontento dei cittadini verso uno Stato illiberale, prevaricatore e tassatore. E’ proprio su questi aspetti, come dici, che bisogna intervenire per evitare “bunghismi” passati, presenti e futuri…
Per quanto riguarda la modifica del meccanismo elettorale, credo sia una parte del problema, ma non tutto. Potra’ garantire (spero) piu’ indipendenza di giudizio e meritocrazia negli eletti, cosa molto importante intendiamoci. Ma se questo Paese non avviera’ una profonda riflessione sul rapporto tra Stato e cittadini, fino a mettere in discussione e superare certi tabu’, non credo che la riforma elettorale sara’ la panacea dei nostri mali.
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lorella pozzi says:
Nov 18, 2013
Pienamente in accordo con tutta l’analisi di Aureliano e Giovanni!
Bel messaggio quello di Giovanni attraverso il suo racconto.
E’ capitato anche a me come a tutti coloro che vanno all’estero, di sentirsi dire “Italia: mafia, corruzione, bungabu”, anni fa mi dicevano ” mafia, comunisti, Brigate rosse”. Questa è stata ed è la nostra storia, negli altri paesi del mondo occidentale non mancano di certo episodi di grave corruzione, di diffusa prostituzione di ogni genere e sesso etc etc. Voglio dire che finchè si gioca e si scherza va bene, quando si lavora e si mettono a confronto realtà diverse allora occorre rispondere con determinazione, orgoglio ed esigere rispetto.
David, condivido che la riforma elettorale può migliorare l’attuale sistema ma non certo risolvere i problemi di governabilità in toto, di corruzione, degli sprechi nella spesa pubblica e dell’evasione fiscale. Va riformato ogni aspetto!
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