Fed a tutta birra, seguono la sodale banca d’Inghilterra e il sonnacchioso Giappone. Tutti a stampar moneta. Scena da “la banda degli onesti”, tre allegri figuri che producono banconote a tutto spiano. Ma nessuno di loro poi diventò ricco. La svalutazione competitiva non ha effetti di lungo periodo e inondare il mercato di liquidità produce distorsioni. Solo l’Europa è più titubante e Draghi si affanna ad utilizzare i pochi strumenti a sua disposizione, quelli gentilmente concessigli dall’austerity della pervasiva politica tedesca. Sappiamo che la Germania ha la fobia dell’inflazione, ossessionata da vecchi ricordi weimariani. Rispetto all’Eurozona, gli Usa viaggiano con una bilancia commerciale negativa, una disoccupazione inferiore, ma pur sempre rilevante, e un debito pubblico superiore. A che serve stampare 85 miliardi di USD al mese? Un po’di crescita nel breve termine, certo. “Chi vuol esser lieto sia del doman non v’è certezza”, evidentemente risuona nella mente di B.B.
Da noi, ecco il timido Draghi arrabattarsi. Nel momento dell’emergenza, ha offerto alle scricchiolanti banche europee finanziamenti all’1% per tre anni. Ma le banche non hanno utilizzato quel fiume di denaro per finanziare imprese e famiglie. Quel denaro è stato impiegato per acquisire titoli sovrani e per impieghi dal rendimento veloce, o parcheggiato presso la stessa BCE. Quasi la metà dei 260 miliardi sono stati reinvestiti in titoli di stato che rendono sul 4%-5%. Speculazione, verrebbe da dire, nel senso più comune del termine. Finanziare le aziende, specie se PMI, confidando nel suo management e controllando l’”investimento”, evidentemente viene considerato troppo pericoloso e dispendioso. In questo modo, le banche nostrane hanno abdicato alla loro funzione principale. Si sono salvate solo le grandi aziende, che hanno preferito emettere obbligazioni e bypassare il canale bancario, in un rapido processo di disintermediazione. In effetti, i 40 miliardi in meno in un anno alle imprese italiane, hanno colpito soprattutto le PMI. Che poi non si lamentino le banche italiane se devono appostare 200 miliardi di sofferenze: se non finanziano le buone aziende, soprattutto piccole e medie, le svalutazioni saranno sempre all’ordine del giorno.
Questo vortice di liquidità, per pochi eletti, non deve trarre in inganno. Come tutto è iniziato, tutto può finire in maniera repentina. La corsa alle attività finanziarie finirà e molti si ritroveranno con un pugno di mosche. L’economia si muove ciclicamente trovando sempre un punto di equilibrio e non esiste una medicina che possa dare effetti duraturi. I primi segnali già ci sono. Come nel 2007, molte borse mondiali hanno raggiunto i massimi. E il valore nominale dei derivati, ben 9 volte il PIL mondiale, è un nuvolone scuro e opaco che aleggia sulle nostre teste. Prima o poi qualche saetta si scaglia al suolo. Basta che qualche onorevole istituzione finanziaria non abbia le spalle forti per onorare una scommessa persa e si crea un buco, una reazione a catena. Non a caso, il finanziere Warren Buffet definì i derivati “armi di distruzione di massa”.
Le recentissime decisioni della BCE sul fallimento delle banche secondo il “modello cipriota” non fanno sperare bene. Se una banca fallirà, saranno in primis affari di azionisti, obbligazionisti, finanche correntisti, sopra i 100.000 euro. La BCE interverrà con il suo meccanismo di stabilità ESM solo in casi eccezionali, a supporto degli Stati. Tutto naturalmente si riverbererà sul sistema economico, sempre più integrato e globalizzato, come un virus senza frontiere. Vi sarà il solito trasferimento di risorse a favore di chi ha ben previsto, chi si è cautelato e, a pensar male, di chi poco prima aveva speculato sul rialzo e sull’eccesso di liquidità. Le grandi banche d’affari fanno il mercato, direttamente o indirettamente. Per i normali risparmiatori e imprenditori, ci potrebbe essere la tentazione di intraprendere investimenti ad alto rischio, seguendo il miraggio di facili guadagni. Dovrebbero ricordare che, mai come adesso, abbandonare la via della prudenza potrebbe mettere a repentaglio quanto si è faticosamente costruito in anni di sacrifici.
5 comments
luca p says:
Lug 9, 2013
Premesso che ho una piccola somma da investire e dopo aver letto l’articolo ho deciso di tenermi lontano dai mercati e metterla in un conto deposito (ahimè sono ben al di sotto del limite garantito dei 100K), mi chiedo e chiedo a chi se ne intende ben più di me: ma come si esce da questa situazione? Perchè gli Stati e le altre autorità finanziarie non fanno niente per regolamentare / arginare la situazione? Davvero la lobby della Finanza è così forte? So che Obama aveva fatto un tentativo, mi pare però senza grandi risultati….
In fondo, se davvero i derivati sono un’arma di distruzione di massa, bisognerebbe pur fare qualcosa… o aspettiamo inerti che la bomba esploda??
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lorella pozzi says:
Lug 9, 2013
Piuttosto..forte questo articolo anche se temo sia piuttosto realistico; Ahimè, la Finanza sta dominando il mondo intero.
Luca, dal nostro punto di vista di piccoli risparmiatori, possiamo/dobbiamo innanzitutto non sottoscriverli!
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darius says:
Lug 9, 2013
In effetti, Luca, la lobby delle banche d’affari USA è molto forte. Obama ha osato e i risultati sono stati molto deludenti.
Molti potrebbero dire che questi artifizi sono sempre esistiti, sotto diverse forme e certamente non cosi sofisticati come dagli anni ’90 in poi. A volte sono stati vietati ma poi tornano prepotentemente.
E’come vietare le scommesse: comunque ci saranno quelle clandestine. Ma qui è tutto legale. Cosa si può fare? non sottoscriverli innanzitutto, buon suggerimento da @Lorella (come risparmiatori o imprenditori) e non farli sottoscrivere (decisione politica). Ma il processo sarà molto lento. Il castello va smontato pezzo per pezzo, evitando che ci frani tutto addosso.
Molti diranno che hanno la loro utilità e in casi circoscritti possono essere utili. Il loro effetto leva sul sottostante li rende comunque pericolosi. E le vie di mezzo sono difficilmente percorribili: o sono legali o sono illegali.
E se proprio li si ritiene utili e indispensabili, che almeno li si conosca e si sappia a cosa si va incontro. Se si vuole peccare, che si metta in conto di espiare la pena. Non basta dire di non sapere, di non conoscere. Che almeno si conosca la lingua inglese in cui sono scritti 🙂 (vedasi la notizia Bloomberg sulla linea difensiva della Regione Piemonte).
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igor leone says:
Lug 10, 2013
Articolo interessante nel quale sono abbordati diversi temi fondamentali sui quali l’informazione é più che filtrata nei media…
I vari quantitative easing americani, inglesi, giapponesi e in minor misura europei hanno dopato tutti i mercati mondiali, portando le borse sopra i livelli pre-crisi e creando bolle speculative soprattutto nelle materie prime, ma sicuramente non andando mai a favore dell’economia reale.
Tutto ciò ha apportato ancora più soldi a chi già ne aveva abbastanza da poter accedere ai soldi delle banche centrali (banche e certi hedge funds in primis) ma la crisi reale, quella ha toccato la gente comune che ha sempre meno possibilità.
Ora che le banche centrali stanno però pensando di non continuare con la loro politica monetaria, tutti i soldi investiti principalmente all’estero (estero rispetto agli Stati Uniti) stanno tornando a casa, favorendo così una caduta repentina delle borse soprattutto asiatiche e sud americane: cosa succederà quando questa possibilità diventerà realtà? Non so perché, ma penso proprio che se la stampa continua di miliardi non ha portato quasi alcun beneficio ai noi comuni mortali, il suo arresto peserà sulle nostre spalle.
Certo l’atteggiamento delle banche, che hanno in prima linea beneficiato di questa politica monetaria, non é più accettabile né giustificabile. Ma ce ne sono altri che hanno largamente approfittato di questa situazione e sono gli stati quotati tripla A, le cui obbligazioni sono quasi tutte in mano alle banche centrali e che si possono quindi rifinanziare a tassi estremamente bassi.
In questa situazione, come si può pensare che la politica possa davvero aiutarci, quando loro stessi hanno interesse a che le cose continuino così finché possibile?
L’argomento dei derivati, strettamente legato, é quasi incredibile…ma verissimo…
Solo che visti gli interessi giganteschi che girano intorno a questo argomento e visto il peso del nominale, non penso che ne vedremo la fine.
Certo continuare a fare leggi su leggi, soprattutto in Europa, é un modo per reagire: probabilmente non il migliore però, soprattutto vedendo che ogni qualvolta una legge é discussa, ciò che diventa effettivo é ben lontano dall’idea originale.
Per quanto riguarda il “modello cipriota” di salvataggio delle banche, penso proprio che abbiamo toccato il fondo. I risparmiatori dovranno pagare per quelle banche che hanno preso rischi per avere ancora più benefici, che hanno preso i soldi delle banche centrali sotto ogni possibile forma, che hanno creato e investito in derivati di cui a volte nemmeno capivano il funzionamento.
Tutto ciò grazie all’Europa e i suoi governanti che preferiscono cedere alle lusinghe del cartello bancario ufficialmente presente al parlamento: che peso abbiamo noi rispetto a loro?
Finisco su una nota positiva: possiamo e dobbiamo fare cambiare le cose, il fatto che siamo qui e ne parliamo ne é la prova! Ora spero solo che il modo in cui tutto ciò cambierà sarà il più pacifico possibile: abbiamo il peso del numero e non dobbiamo supinamente accettare quello che in alto luogo é deciso per noi.
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filippo guidantoni says:
Lug 11, 2013
L’analisi di Darius è attenta e corretta e vorrei ripercorrere due punti:
– questione liquidità – non è una soluzione a lungo ma era necessaria (e lo è ancora) per evitare il peggio. Quando a giugno la Fed ha iniziato a parlare di “tapering” si è scatenato il panico. In questo caso la finanza non è il medico ma il pronto intervento e noi siamo un caso da E.R.
– Draghi (la nostra fortuna insieme al fatto di avere la moneta unica IN QUESTO MOMENTO) ha dato liquidità alle banche che non è andata alle imprese e la mia paura è che sia servita non tanto per speculare quanto per farle stare in piedi.
Sul discorso invece lobby delle banche USA dico che è un ginepraio talmente oscuro dove solo i grandi poteri (stati, banche centrali, lobbies, etc…) possono addentrarsi, ma hanno interesse a mantenere lo status quo.
In sostanza concordo che la finanza in passato sia servita ad arricchire banche, singoli manager e anche imprese a cui ha permesso di fare cose fuori dalla loro portata, oggi forse è anche lo strumento che ci permette di sopravvivere in modo artificiale. In futuro dovrà essere un aiuto a piccole dosi utilizzato A SERVIZIO delle aziende. Dobbiamo iniziare ad eliminare tanto i certificati venduti allo sportello quanto i derivati venduti ai Comuni.
Oggi però il grande tema è: per un paziente che è tenuto in vita con il respiratore noi speriamo che migliori la sua salute in modo da poterlo staccare o che ci sia corrente a lungo?! Squinzi docet (vd. Intervento di questi giorni sulla critica al mantenimento dello status quo).
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