Letta ha inviato il suo cinguettio: “Cdm ha appena approvato il ddl di abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti”. Un sussurro, forse solo per dovere di cronaca. La faccenda è cosi intricata che è meglio non dilungarsi troppo e far proclami. Chi ha dettato legge in tutto questo? Probabilmente le segreterie dei partiti, i cui tesorieri si sono affrettati a fare i conti, annunciando la cassa integrazione per almeno 400 dipendenti. Forse proprio qui sta il problema. Quelle che dovevano essere libere associazioni di cittadini “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49 della Costituzione) hanno finito per assomigliare molto a delle vere e proprie aziende, con strutture pesanti e spesso insostenibili.
Qualche cifra e un po’ di storia. Prima del tetto massimo di 91 milioni introdotto lo scorso anno dal governo Monti, il finanziamento pubblico aveva toccato la punta di 300 milioni annui nel 2008. Non dimentichiamo che almeno un centinaio di milioni continueranno comunque ad affluire ai partiti sotto forma di contributi ai gruppi parlamentari e regionali. Vi sono stati vari tentativi per abrogare, tramite referendum, la legge del 1974 istitutiva del finanziamento pubblico. Questa in sintesi la tesi dei promotori dei referendum: lo Stato deve favorire i partiti attraverso i servizi e le strutture pubbliche (ad esempio, tipografie e spazi televisivi), mentre le strutture e gli apparati di partito devono essere autofinanziati da iscritti e simpatizzanti. Nel referendum del 1993, gli italiani si sono chiaramente espressi per l’abolizione del finanziamento pubblico. Ma la volontà degli elettori, come noto, è stata furbescamente elusa con una manovra “all’italiana”: i finanziamenti sono stati rinominati “rimborsi elettorali” e via come prima, anzi più di prima.
Vediamo cosa prevede il provvedimento approvato venerdì dal Consiglio dei ministri con la formula “salvo intese”, che lascia intendere la concreta possibilità di modifiche da parte delle commissioni parlamentari. All’art.1 c.2, si dice che “i partiti e i movimenti politici sono beneficiari di forme di contribuzione volontaria privata agevolata”. Dunque, tutte le tipologie associative devono godere degli stessi diritti. Quanto alle modalità, accanto alla destinazione del 2 per mille dell’imposta del reddito, vi è la possibilità di un contributo volontario che beneficia di un sistema di detrazioni (52% fino ad € 5.000, 26% oltre). Sono inoltre previste agevolazioni e sconti per sedi, tariffe, accessi e spazi TV. Il nuovo sistema partirà già dal 2014 e arriverà gradualmente a regime nei successivi 3 anni. Nel frattempo, a tutti i partiti viene applicato un taglio progressivo dei contributi, fino al totale azzeramento.
Alcuni punti destano notevoli perplessità. E’ vero che i contribuenti che non esprimeranno alcuna destinazione del 2 per mille, saranno comunque “costretti” a versarne una quota ai partiti? Questa mi parrebbe una forzatura inaccettabile. Altro tema: non è previsto un limite massimo per ciascuna donazione, con il rischio di poter creare delle posizioni di rendita. E ancora, il trattamento fiscale privilegia di gran lunga la donazione ad un partito rispetto ad una organizzazione benefica. Infine, quel comma 5 dell’art. 4 che recita : “Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze è stabilito annualmente l’importo massimo da destinare alle finalità del presente articolo”, che lascia di fatto le porte aperte a qualsiasi evoluzione futura. Infatti il solo 2 per mille garantirebbe, secondo alcune stime, fino 300 milioni di euro annui.
Concludendo, le questioni aperte sono numerose e molto delicate. Una cosa è certa: i cittadini non potranno tollerare soluzioni ingannevoli e ambigue. La politica del “fumo negli occhi” non funziona più: l’informazione ora è più diffusa. Che il Capo dello Stato vigili sul testo definitivo (art. 87 Costituzione) e usando le stesse parole di Letta, nel loro senso autentico, “…ne va della credibilità del sistema politico italiano”.
7 comments
filippo guidantoni says:
Giu 4, 2013
Grazie Darius per aver sintetizzato storia e riforme in corso; sicuramente per il futuro non si accetteranno più interpretazioni nebulose (speriamo…). Volevo però portare la tua attenzione su due aspetti che hanno creato un pò di polemiche:
– la progressività dell’azzeramento dei contributi
– “la politica quindi sarà solo per chi ha i soldi?!”
Grazie,
Filippo
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gino berto says:
Giu 4, 2013
Il 2 per mille, la partenza dal 2014 per arrivare a regime nel 2017, la formula “salvo intese”, l’importo massimo da stabilire di anno in anno, la minaccia di licenziare qualche centinaio di persone, sono tutti mezzucci attuati dai partiti per addolcire l’abrogazione del finanziamento pubblico. Ma non penseranno mica che i cittadini non se ne accorgano! La amministrative hanno dato un segnale forte: 50% degli aventi diritto non ha votato. Con qualche ulteriore mossa, tipo questa legge così ambigua, si potrebbe scendere ancora un bel pò. Ed allora i politici chi rappresenteranno davvero? Quanta fatica per far accettere quello che già un referendum aveva decretato!
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gabriella mari says:
Giu 4, 2013
Intanto, se non sbaglio, il 31 agosto si staccano l’assegno?? Mah… La vicenda é surreale: annunciare di voler abolire un finanziamento che non dovrebbe esistere perché già abolito da un referendum popolare di 20 anni fa. Ma cosa possiamo aspettarci se non l’ennesima sòla?
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lorella pozzi says:
Giu 4, 2013
Sì, sono molto indignata, anche secondo me la questione è inaudita, incredibilmente assurda, vergognosa e assolutamente inaccettabile: c’è stato un referendum popolare dal chiaro risultato e “loro” cos’hanno fatto, l’hanno chiamato “rimborso elettorale” aumentandosi senza ritegno pure gli importi ovviamente a discapito dei servizi da offrire ai cittadini.
Perché poi rinviare in via definitiva al 2017? Forse perché quei soldi sono stati impegnati/spesi in via anticipata?
Tuttavia mi preoccupa molto anche l’eventualità di un possibile ricorso esclusivo al finanziamento privato “all’ americana”: penso alla forza economica di pochi influenti imprenditori italiani, penso alla forza delle varie “mafie”, penso alle probabili infiltrazioni ed incursioni di poteri “esteri” etc..
Non possiamo negare di essere sia nel bene che nel male un popolo “diverso” quindi immagino una soluzione intermedia fatta per una parte di finanziamento pubblico e per l’altra privata dove vengono fissati criteri precisi e regole per ottenere e soprattutto per controllare “quanto ricevuto”.
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darius says:
Giu 4, 2013
@Filippo : con riferimento al taglio graduale del finanziamento attuale, 40%, 50% e 60% su 91 milioni di Euro, dal primo al terzo esercizio successivo a quello di entrata in vigore del disegno di legge, ritengo che i partiti, oltre ai contributi “volontari” che verranno loro da questa nuova normativa, vogliono cautelarsi che qualcosa arrivi.
E’ dura rinunciare. E questo fa pensare: se tutti decidessero di scegliere espressamente lo Stato come beneficiario del 2 per mille e se i contributi volontari dovessero essere molto scarsi, siamo sicuri che la via “transitoria” del taglio progressivo non venga ripensata?
Da qui a 4 anni molto ancora può essere rivisto, corretto, interpretato. E in effetti non penso che la vicenda finisca qui. Mi sembra di assistere al cyborg mutante di Terminator 2, che riusciva ad assumere diverse sembianze. Ogni volta veniva colpito e ogni volta rinasceva sotto forme diverse.
Pensi che la politica sarà appannaggio di chi ha più disponibilità?
Un tetto ai contributi volontari non guasterebbe e personalmente avrei esteso la possibilità di usufruire di servizi statali (sedi, TV, manifesti ma senza esagerare), anche a movimenti di opinione al di fuori delle istituzioni o che non si siano ancora presentati ad una competizione elettorale, in modo da favorire al massimo le iniziative spontanee ma capisco che si vuole evitare possibili abusi. E non favorisce neppure la massima partecipazione la previsione dell’art 8 della bozza, quando si dice che anche un movimento di opinione, per poter accedere ai contributi, si deve inquadrare in uno schema prefissato, dotandosi di uno statuto, organi deliberativi ed esecutivi interni e territoriali, regole certe ma anche molto rigide di funzionamento interno. Non vorrei che si creino nuovi partiti “pesanti” quando non se ne sente la necessità. Un movimento di opinione non ha bisogno di soldi se le sue idee sono prorompenti e condivisibili.
@Gino : sottoscrivo il tuo accorato appello e sfogo. Ne abbiamo viste tante.
@Gabriella: i partiti non rinunciano ai rimborsi elettorali per quest’anno. Il M5S ha annunciato che rinuncerà a quelli di sua spettanza. Vedremo tra qualche mese come andrà a finire.
@Lorella: hai detto giustamente, siamo un popolo “diverso”. A quando un popolo normale? La nostra democrazia, qualcuno direbbe incompiuta, è ancora molto giovane.
E la nostra cultura civica ancora acerba. Lo spirito di sacrificio non appartiene a tutti.
Il coinvolgimento del cittadino alla vita istituzionale permetterà comunque un maggior controllo sul rispetto delle regole e dei suoi diritti.
Ma le istituzioni e l’azione amministrativa devono innanzitutto diventare una casa di vetro: trasparenti.
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luca bacci says:
Giu 5, 2013
Ormai cittadini e partiti sono su piani totalmente diversi: da un lato i partiti faticano a rinunciare a questi cospicui finanziamenti adducendo scuse risibili rimandando a data futura i tagli, dall’altro noi cittadini siamo vessati da nuove tasse ed pluri-acconti e pure ci tocca subire norme con effetto retroattivo. Così non si può andare avanti, l’astensionismo dal voto ne è la naturale conseguenza.
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david p says:
Giu 6, 2013
Attualmente il finanziamento ai partiti ha un tetto inferiore ai 100 milioni. Con la riforma, nessuno può fare pronostici, e quindi si è inventato un meccanismo complicato con mille tutele per i partiti: 2 per mille, contributi volontari, detrazioni fiscali, gradualità in tre anni. Con un potenziale molto più alto di 100 milioni, si parla di 300 o più.
Faccio notare che la destinazione del 2 per mille e’ comunque finanziamento pubblico chiamato in maniera diversa, poiché quei soldi altrimenti andrebbero dritti dritti nelle casse dello Stato. Ed anche la detrazione fiscale per i contributi volontari e’ una forma subdola di finanziamento pubblico.
In conclusione, senza fare tanta demagogia, io avrei ridotto l’attuale tetto a 30/40 milioni e fine della trasmissione. Per la differenza, sono ammessi finanziamenti privati dei cittadini fino a un tetto di 5000 euro, in maniera trasparente e senza ulteriori agevolazioni fiscali.
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