“Cosa vi scoraggia di più dal fare business in Italia?” A questa domanda, le imprese straniere rispondono all’unisono : “il sistema della giustizia”. Doing Business, il rapporto di Banca Mondiale che analizza gli indicatori internazionali di competitività, è inequivocabile: l’Italia non è un Paese business friendly. Troppe le zavorre che ci affliggono. La colpa non è però soltanto di tasse e burocrazia: in cima alla lista, la cosa che più scoraggia e spaventa gli investitori è l’incertezza del diritto, la complessità e la mole delle norme, la paura di entrare in un labirinto giudiziario dal quale non si sa quando (e come) si potrà uscire. La settimana scorsa all’inaugurazione dell’anno giudiziario sono state ricordate alcune cifre davvero angoscianti: 9 milioni i processi pendenti, 7 anni i tempi di una causa civile e 5 per un processo penale. E paradossalmente questa situazione favorisce chi è dalla parte del torto: facendo resistenza in giudizio, ci sono buone possibilità di averla vinta per sfinimento.
La tutela dei diritti dei cittadini e delle imprese non può essere una via crucis. Se vogliamo avere una speranza di rilanciare questo Paese, bisogna intervenire immediatamente. Da dove cominciare? Come sempre, mi piace formulare delle proposte concrete. Ne ho selezionate alcune: ripristinare il tentativo di mediazione extragiudiziale; favorire una maggiore specializzazione dei giudici; introdurre limiti alla durata dei procedimenti; sanzionare le istanze pretestuose o infondate; potenziare l’organico di magistrati dedicati alle dispute commerciali. Sono solo alcune idee, ma credo possano essere una buona base di partenza. Cari lettori di Labeconomy, cosa ne pensate?
10 comments
giuseppe denaropapa says:
Feb 1, 2013
E’ vero che la situazione è drammatica ed ora è anche aggravata dall’aumento dei costi introdotto dai nostri “tecnici”.Però- e sarà bene farci un’attenta riflessione- la scure sulle tariffe forensi ha toccato anche gli arbitrati, cosicchè,a parità di valori in gioco, conviene andare in arbitrato piuttosto che davanti al Giudice ordinario.
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david pierantozzi says:
Feb 2, 2013
Diamo il benvenuto sul nostro blog all’amico Giuseppe, insigne avvocato. Ne approfitto per chiederti una battuta sull’arbitrato: rappresenta effettivamente una valida alternativa alla “giustizia statale” per velocizzare la soluzione delle controversie? In che misura le imprese stanno utilizzando questo strumento?
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giuseppe denaropapa says:
Feb 4, 2013
Caro David,con la contrazione dei costi legali, l’arbitrato può diventare una validissima alternativa.
Del resto, non dimentichiamo che è il principale, se non l’unico, strumento di risoluzione delle controversie in materia di contratti internazionali.
Ho potuto vedere di recente i dati della Camera Arbitrale Milanese; negli ultimi anni ha amministrato circa 1200 arbitrati, alcuni rilevantissimi, e li ha conclusi in un tempo medio di 17 mesi. Ti basta come durata? Io ho cause in appello a Roma al 2017 ( hai letto bene, duemila diciassette).
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david pierantozzi says:
Feb 4, 2013
Mi basta il 2017, anzi mi arrendo! Grazie per lo spunto chiarissimo, avanti tutta con l’arbitrato per le aziende allora! Ha un po’ l’aria di una resa della giustizia pubblica, ma non facciamo gli schizzinosi… quello che importa a questo punto è il risultato.
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lorella pozzi says:
Feb 1, 2013
L’incertezza del diritto, l’eccessiva lentezza dei processi e l’impunibilità in numerosi casi di chi ha commesso il reato, hanno contribuito in misura rilevante a disincentivare gli investitori internazionali verso il paese Italia e convinto gli investitori italiani a spingersi verso i mercati esteri. Tuttavia, coloro che hanno commesso reati e reiterato gli stessi non sono stati “fermati”, in troppi casi. In alcuni, sono stati addirittura premiati.
E’ auspicabile che venga realizzata in maniera radicale quella Riforma della Giustizia tante e forse troppe volte annunciata ma mai avviata. Il governo dei Tecnici mi ha illuso e deluso anche in questo.
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andrea DS says:
Feb 2, 2013
Un’altra proposta costruttiva, formulata fra l’altro da un nostro lettore che ha maggiore coscienza giuridica rispetto al sottoscritto, è la sospensione del periodo di prescrizione in alcune circostanze tecniche, come il trasferimento di pratica da un foro all’altro. Sebbene questo meccanismo può sembrare che allunghi i tempi, in realtà li riduce in quanto toglie l’incentivo al pretestuoso allungamento dei procedimenti con il mero fine di giungere alla prescrizione e quindi al non giudicato.
Un altro aspetto è l’automatizzazione delle cancellerie, non dimentichiamoci che aziende come Open Text hanno già rivoluzionato la pubblica amministrazione di alcuni Paesi.. anche se penso che senza andare fuori dai confini nazionali, potremmo trovare nel nostro Paese imprenditori ben lieti di applicarsi nella soluzione di questo problema.
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david p says:
Feb 2, 2013
@ Andrea, indichi due spunti pratici che voglio sottolineare. Il primo richiederebbe soltanto una semplice norma. Il secondo un investimento, che credo si ripagherebbe in tempi molto rapidi in termini di contenimento di costi del personale ed efficienza del servizio.
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gino berto says:
Feb 2, 2013
“Il pesce puzza sempre dalla testa”: in questi ultimi anni abbiamo assistito a tutti i salti mortali possibili nell’ambito della giustizia. Nel nostro Paese è possibile fare di tutto ed avere ottime possibilità di farla franca…se ti puoi permettere gli avvocati giusti. Il risultato può essere sconfortante e paradossale: attrarre business! ma quale? quello sano?. In Italia gli impedimenti, le perizie, le ricusazioni, i trasferimenti, le trascrizioni,le interpretazioni,le fotocopie…sono tutte trappole nel percorso della giustizia. Non c’è statement più opinabile de” La Legge è uguale per tutti”. Il mio sconforto è totale: migliorare in questo ambito significa cambiare la nostra cultura e cambiare il sistema: chi vivrà vedrà!
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monica l says:
Feb 3, 2013
Pienamente d’accordo con le idee di Gino Berto. Anche il mio sconforto è totale; forse dei tanti argomenti trattati su Labeconomy, questo è quello più frustrante perchè dà la percezione della nostra impotenza davanti al sistema della giustizia. Non solo io ritengo che l’Italia sia un paese troppo garantista (e qui gli esempi si moltiplicano nella mia mente..e non si limitano solo a questioni di business!!) ma ritengo anche che abbia un sistema arbitrario. Ci sarebbe sì, da intervenire e chiedere modalità più costruttive, più celeri, meno incerte, meno soggette all’umidità dell’aria.. ma a chi possiamo rivolgere le nostre rimostranze se chi ci dovrebbe ascoltare è proprio colui che ci mantiene nella nostra frustrazione?
Il titolo di questo articolo racchiude perfettamente la realtà, ohibo’!
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alessandro m says:
Feb 4, 2013
la proposta di Andrea merita attenzione. Limitare la durata dei processi agendo sulla prescrizione penso che porti agli effetti descritti da Andrea. Sappiamo quanti cavilli gli avvocati riescano a trovare (non me ne voglia Giuseppe) per portare un processo all’agognata prescrizione quando il loro assistito potrebbe ben soccombere. E sappiamo quante leggi e leggine sono state fatte per tagliare con un’accetta la durata dei processi attraverso la prescrizione: come dire, non riusciamo ad arrivare a sentenza, quindi non si giudica nessuno. E chi chiede giustizia, rimane scornato. Meglio sarebbe investire nella giustizia per dare i mezzi a questo organismo, per attrezzarlo. Le cancellerie dei tribunali languono in stato pietoso. Non basta, occorre anche responsabilizzare i giudici sulla durata del processo (un loro obiettivo deve essere giudicare in tempi celeri) e sfoltire la giungla delle norme. Di norme e codicilli ne abbiamo a migliaia ma quante di queste sono capibili, attuali e soprattutto rispettate?
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