La Moneta Unica ha due facce, su una c’è scritto Convergenza e sull’altra Divergenza. Lanciamo la moneta, se esce Convergenza vince l’Europa, se esce Divergenza perdiamo tutto. Dopo la nascita dell’Euro, il mercato ha dato credito al progetto di integrazione e gli spread si sono chiusi. Poi è arrivata la Crisi Greca che ha guastato la festa. Invece di riflettere sull’insostenibilità del progetto europeo, la crisi è stata frettolosamente bollata come un male di stagione. Divergenza.

Cerchiamo di capire il momento storico. L’Europa ha circa 500 milioni di abitanti, pari al 7.5% della popolazione mondiale ed al 40% della popolazione della Cina. Nel 2025, queste percentuali saranno il 6.6% ed il 37% e continueranno a scendere. Demografia, austerità e modesti recuperi di produttività provocheranno un vento a sfavore intorno al 2-4% del PIL. Pertanto, anche il contributo del PIL dell’Europa al PIL del Mondo scenderà e con esso l’influenza politica e l’importanza economica degli Stati Europei. Infine, anche il PIL reale pro-capite è a rischio.

In questo quadro da “fine secolo”, in Europa prevalgono le contrapposizioni. Si dibatte su chi è più virtuoso o su chi deve essere commissariato. Gli spread si richiudono? Ci si dimentica che la crisi continua. Sembra di sentire Schettino: “Concordia tutto ok?” “Positivo, abbiamo solo un guasto tecnico”. Il tempo scarseggia. Di questo passo, anche la Germania sarà a rischio downgrade: le sue banche sono piene di titoli di stato europei e la bilancia dei pagamenti ha il vento a sfavore.

Fra forze centripete e centrifughe si naviga a vista e il risultato è confuso. Il “Fondo salva Stati” è troppo piccolo perché protegga l’Europa; la BCE ha finalmente iniettato liquidità, ma non può far piazza pulita delle “banche zombie” e questo ritarda il risanamento del sistema finanziario e prolunga l’agonia delle PMI. I Governi nazionali faticano a varare profonde riforme strutturali di lungo periodo perché non è chiaro dove va l’Europa. Il Meccanismo europeo di stabilità ed il patto di bilancio sono palliativi destinati a fallire in assenza di una vera integrazione fiscale. La Grecia è quasi un caso umanitario, ma le Istituzioni europee non hanno la rappresentanza politico-elettorale per offrire un governo “Made in Europe”.
In tutte queste contorsioni ci si dimentica che non c’è alternativa alla convergenza, sta ai politici europei la responsabilità di decidere se prendere la strada lunga e tortuosa o quella facile e breve: “O si fa l’Europa o si muore”.

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