Italia, effetto downgrade sulle imprese
by stefano recchione on Gen 19, 2012 • 17:58 5 Comments | INSERISCI COMMENTOVenerdì 13 gennaio l’agenzia Standard&Poor’s ha declassato il rating di 9 Paesi europei, Italia compresa. E’ stata una “tragedia” annunciata, un non-avvenimento finanziario già scontato dai mercati finanziari come mostravano i nostri differenziali dei tassi di interesse già in linea con il livello di rating BBB nei mesi precedenti.
Al di là delle polemiche sul ruolo della triade delle società di rating (S&P, Moody’s e Fitch), il loro ritardo “sospetto” (i retroscena parlano di interessi politici e speculazione contro l’euro), la richiesta a più voci di dare più peso ad altre agenzie di rating come Dagong Global Credit (agenzia di rating cinese) che avevano già emesso i downgrades in dicembre oppure creare una nuova Agenzia di Rating Europea, vorrei soffermarmi su una conseguenza meno “clamorosa” che tale evento determina per le imprese.
Una conseguenza del downgrade di uno Stato sovrano è il successivo declassamento delle aziende partecipate dallo stesso Stato (es. Eni, Enel,…) nonché dei settori economici del Paese inseriti nei modelli di valutazione utilizzati dalle banche maggiori per la stima del merito creditizio delle aziende; si tratta in particolare di aziende medio grandi, dato che le aziende medio piccole sono maggiormente influenzate dall’analisi comportamentale. E’ generalmente noto che fattori come la probabilità di default (PD), la durata e l’importo del fido, il tasso di recupero atteso influenzano la decisione creditizia da parte delle banche basata sulla possibile perdita associata all’esposizione creditizia o semplice deterioramento del merito creditizio.
Ad ogni rating è assegnata una probabilità di default (PD): nel caso Italia, il movimento di 2 livelli (notches) da A a BBB+ determina un aumento della PD (circa 0.40%). Non esiste una correlazione diretta nei movimenti di rischio paese e rischio impresa; tuttavia, può essere utile sapere che i modelli avanzati di rischio di credito delle banche maggiori utilizzano il rischio paese come limite massimo del merito di credito per le imprese domiciliate in tale Paese: come dire che un’impresa non può essere considerata più solida del suo Paese. Evidente in questo senso la ulteriore sofferenza indotta dal downgrade sulle nostre imprese, già gravemente provate dalla recessione e dalla stretta creditizia.
5 comments
wicks says:
Gen 20, 2012
eppure l’Enel la considerano più affidabile dell’Italia…
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stefano recchione says:
Gen 20, 2012
Ciao Wicks, attenzione “il rischio paese come limite massimo del merito di credito per le imprese” è riferito ai modelli di credito delle banche.
Sono le agenzie di rating che considerano Enel più affidabile dell’Italia (in particolare, seppure Enel sia stata declassata ad “A-“ mercoledì 18 Gennaio mantiene ancora un notch superiore a quello della Repubblica Italia) ma non le banche creditrici: il rischio controparte utilizzato nei modelli di credito delle banche considera il rischio sovrano sempre più solvibile rispetto ad un’impresa (in linea teorica per una banca – senza entrare nel merito delle recenti iniziative regolamentari EBA – comprare un titolo di stato italiano è meno rischioso che erogare credito ad un’impresa italiana)
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wicks says:
Gen 20, 2012
esatto, il giudizio delle agenzie di rating mi sembra più un paradosso.
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Aureliano 67 says:
Gen 22, 2012
… agenzie di rating…!! abbiamo scoperto di essere governati da un sistema perverso in mano a dei signori che, autoproclamatisi giudici universali, determinano le sorti degli Stati e, come ricorda giustamente Stefano, di conseguenza anche delle imprese. Questi soggetti operano in una condizione di spaventoso conflitto d’interessi contrario ai più elementari criteri giuridici. Attribuiscono pagelle insindacabili, anche quando gli assunti di base sono minati da errori macroscopici, come le cronache ci hanno raccontato. Se non saremo capaci di regolamentare i mercati in modo serio e credibile, smontando questi meccanismi allucinanti, sarà ben difficile mettere fine a questo massacro dell’economia reale….
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spartaco says:
Feb 9, 2012
Prima tutti ci dicevano che le agenzie di rating erano il Vangelo. Adesso tutti dicono (Draghi e Monti in testa) che non sono importanti, che dobbiamo imparare a farne a meno. Ergo qualcuno era, o è, in malafede. L’agenzia europea mi fa un po’ ridere, come dire: quelle americane danno 4 in pagella a noi e noi lo diamo a loro. Come se ne esce??
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