Il Gattopardo è un romanzo italiano, e non è un caso. In esso si esaltano l’immutabilità dei destini, la conservazione ostinata dei propri caratteri, l’impermeabilità al nuovo. Il quotidiano dibattito politico ci conferma come questo ritratto sia un abito cucito su misura per la nostra martoriata nazione. Scongiurata la più improvvida delle crisi di Governo, digerito nel frattempo un punto di IVA in più, eccoci a discutere delle proposte sul piatto per la Legge di stabilità di prossima emanazione. Ci dedicheremo nelle prossime settimane al commento dei provvedimenti definitivi. Nel frattempo, assistiamo al solito balletto di cifre, inserito in una manovra caratterizzata da misure di ispirazione meramente contabile, di pura retroguardia. La sensazione è che si voglia dare l’impressione di un grande stravolgimento, per poi in realtà lasciare le cose come stanno. Con un punto fermo e indiscusso: i conti si quadrano aumentando le entrate. Punto.

Nel 2014, a conti fatti, il prelievo dello Stato aumenterà di 1 miliardo, che il Governo si è già affannato a chiarire essere in gran parte, udite udite, a carico delle banche (2,4 miliardi) e dei titolari di conti di deposito titoli, per i quali aumenterà l’imposta di bollo (un miliardo circa). Per imprese, lavoratori e proprietari di immobili, stando alle dichiarazioni ufficiali, vi sarà invece un saldo di prelievo negativo. Staremo a vedere. Nel frattempo è bagarre all’interno dello stesso esecutivo e del Parlamento, con il solito assalto alla diligenza di lobbies più o meno nutrite.

Proprio l’immobile, cardine delle sicurezze e dei risparmi dell’italiano medio, rimane il bersaglio grosso per demagogie post elettorali e salassi a ripetizione, in un giro vorticoso di aliquote, scadenze rinviate o sospese, regole in continuo divenire. Quel che è già certo è che, archiviata l’Imu, arriva la Trise, sinistra ed oscura combinazione di prelievo su rifiuti e servizi. Una imposta che pagheranno tutti, con previsioni di aumento per le imprese, in alcuni casi, del 600% (dati Confcommercio). Ma anche qui, non ci si illuda, saranno modifiche dalla vita breve: è alle porte la riforma del Catasto, cui seguirà una nuova girandola di novità.

E sul fronte della riduzione degli sprechi? Come al solito, finora nulla o quasi. L’ennesimo commissario straordinario nominato per la spending review, Carlo Cottarelli, ha già annunciato che sul tema interverrà in modo deciso ed auspicabilmente oltre quanto richiestogli. È prevista per la metà di novembre la presentazione di un piano operativo con obiettivi ambiziosi: la riduzione di 4 miliardi entro il 2015, per poi proseguire sulla stessa linea fino a portare progressivamente l’imposizione fiscale a livelli accettabili. Una cosa è certa: in questa impresa titanica, Cottarelli non va lasciato solo e, soprattutto, deve poter agire in un quadro di stabilità politica. Il suo curriculum parla per lui, al Fondo Monetario come direttore degli affari fiscali pare abbia fatto molto bene. Ora lo aspetta una sfida cruciale, l’ennesima per il nostro popolo, tra schiere di gattopardi della politica pronti al boicottaggio. In bocca al lupo!

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