Le relazioni sociali al tempo di Facebook
by Monica Landro on Mag 20, 2013 • 14:01 19 Comments | INSERISCI COMMENTOSe Facebook fosse un continente, sarebbe più popolato dell’Australia! Già questo potrebbe essere fonte di riflessione, ma ancora di più lo sono le conseguenze di questo fenomeno di massa: le tradizionali modalità di relazione sociale rischiano di essere modificate, addirittura stravolte. In meglio o in peggio? La risposta non è banale né scontata, e forse non può essere data in senso assoluto. Proviamo ad analizzare insieme alcuni aspetti.
Velocità di comunicazione. La prima volta che si è assistito ad un’accelerazione della velocità di comunicazione è stato certamente con l’avvento dei media classici (stampa, radio e tv) e ora sta avvenendo con i new media (telefonini e internet). Prima del web questa avveniva su archi di tempo piuttosto lunghi, ora avviene con sempre maggiore rapidità; la rete ha materializzato un mondo praticamente sconfinato e la velocità degli strumenti di comunicazione ne garantisce l’accesso istantaneo, anche in mobilità.
Tutto e subito. La mission di FB, dalle parole del suo fondatore, è quella di essere “all your stories, all your life”, uno spazio dove si può caricare e scaricare di tutto. Soprattutto le foto, che sono la principale attrattiva dei social network: le immagini possono essere condivise con milioni di persone, anche lontane e sconosciute alla velocità di un click. L’accesso è immediato soprattutto da quando si sono diffusi gli smartphone, già prefigurati per le attività social. Comunicare un messaggio, esprimere un pensiero, postare una foto è solo questione di qualche rapido passaggio delle dita sulla tastiera. Questo comporta però una minore riflessione sulle operazioni che si compiono, aspetto da non sottovalutare.
Irresistibile. E’ costante ed irresistibile la voglia di testimoniare in tempo reale che “ci sono, ci siamo”. Spesso questa impellenza viene orientata a scopi “leggeri” ma a volte anche a obiettivi più profondi ed importanti come ad esempio le mobilitazioni politiche o le proteste civili, che grazie ai social network possono essere diffuse ad una velocità altrimenti impensabile.
Multitasking e multisocial. Il vecchio concetto di “zapping”, inteso come possibilità di fare slalom fra più canali e programmi, sul web è diventato la regola: è consuetudine avere sempre numerose finestre/conversazioni aperte. Da questo punto di vista, è inevitabile che attenzione, precisione e concentrazione siano “stati mentali” sottoposti al costante “logorio del web”. Inoltre si moltiplicano le caselle email e gli account di una stessa persona: a molti un social non basta più, devono essere multisocial!
Amicizie e sentimenti. Da un certo punto di vista, FB ha trasformato l’amicizia in una pratica collezionistica, se è vero che ogni utente ha una media di 350 amici, contro i pochi amici veri che ciascuno di noi può avere nella realtà. Questo potrebbe contribuire in prospettiva allo sgretolamento dei punti di riferimento tradizionali? E’ certamente un tema su cui riflettere. Da un altro punto di vista, FB offre il vantaggio di essere anche il luogo per eccellenza dove le persone posso ritrovarsi, magari dopo tanti anni, e mostrare “come eravamo” a confronto con il “come siamo”, in una sorta di macchina del tempo virtuale. Con tutto il vortice di delusioni e grandi sorprese che ne deriva.
Grande Fratello. Discutibile è la frenesia con cui molti caricano e scaricano immagini proprie e altrui, taggano, postano e condividono foto, pensieri, passioni. In un certo senso, siamo dentro un vero e proprio Grande Fratello digitale, con tanto di confessionale.
In conclusione, che giudizio possiamo dare circa l’impatto di facebook sulle relazioni sociali? Da quanto abbiamo detto, non vi è dubbio che i social network siano un’opportunità straordinaria sotto molti profili: comunicazione, aggregazione, diffusione di conoscenza. Ma le insidie non mancano: superficialità e banalizzazione, incursioni indesiderate nella privacy, stress psicologico. E allora che fare? L’idea centrale potrebbe essere questa: l’utente non dovrebbe mai dimenticare di materializzare dal vivo le relazioni coltivate sul web, per trasformarle in qualcosa di veramente costruttivo. E le nuove generazioni dovrebbero essere seriamente educate all’uso del web, e più in generale dei new media. Perché la tecnologia in sè non è né buona né cattiva, fintanto che resta un mezzo a servizio dell’utente; e che l’utente non diventa schiavo della tecnologia.
19 comments
luca barassi says:
Mag 20, 2013
E’ ormai da tempo un argomento di grande attualità. Se la migliorano non lo so, ma senz’altro la modificano. Penso comunque che miglioramento /peggioramento sia soggettivo. Per esempio per un introverso, paradossalmente, è negativo perché con FB tenderà a chiudersi di più, o meglio ad aprirsi ma solo in modo virtuale. Al contrario per persone che hanno nella vita reale molteplici relazioni, FB permette di coltivarle con più facilità e anche di svilupparle.
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Monica Landro says:
Mag 21, 2013
Ciao Luca, grazie per il tuo commento.
Sono convinta che le community in sè non siano giudicabili. E’ l’utilizzo che l’utente ne fa che lo rende positivo o negativo. Esistono utenti che sanno come gestire il proprio account e se ne avvantaggiano sia da un punto di vista personale che professionale; altri che annaspano dietro i social e non ne comprendono le potenzialità.
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filippo guidantoni says:
Mag 20, 2013
Due punti vorrei sottolineare
– l’aspetto sociologico di FB che spesso mette in risalto una certa solitudine e/o necessità di mettersi in mostra
– l’utilità a fini lavorativi dei social network per ampliare il proprio pubblico e farsi conoscere. Quest’ultimo necessita di molta attenzione e programmazione per non sminuire la propria attività ma anzi promuoverla in maniera professionale.
Mai schiavi della tecnologia! Me lo ripeto sempre, anche quando controllo le mail di notte…!
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Monica Landro says:
Mag 21, 2013
Ciao Filippo, quanto ti sono sodale quando dichiari di controllare le mail di notte!! Personalmente confesso che uno dei motivi per cui alcuni account finiscono nel controllo serale è il fatto che durante il giorno è un continuo login e logout tra le varie piattaforme che utilizzo per fini lavorativi. Non solo, come sottolinei tu, la fanpage di facebook è un buono strumento di lavoro, ma anche twitter, linkedin, youtube servono a tal fine, e per chi si occupa di comunicazione come me, è buona norma stare dietro a tutti. Ognuno di loro ha una propria valenza ed un’utenza differente ed ognuno di loro ha la propria validità. Nonostante lo stress del login e logout, la penso proprio come te: mai schiavi della teconologia, ma disciplinarla e gestirla!
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filippo guidantoni says:
Mag 23, 2013
A proposito di equilibrio con la tecnologia:
Articolo su corriere.it “ho provato i google glass e mi sono sentito + solo”
Di contro, avete sito il video dimostrativo dei GG?! Spettacolo!!
Insomma, senza esserne schiavi la tecnologia però serve…
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Monica Landro says:
Mag 23, 2013
Ecco vedi, Filippo?! Google Glass è il classico esempio di tecnologia da “assoggettare” per non esserne “sopraffatti”!! Il primo pensiero verso questo nuovo progresso tecnologico è di inquietudine, ma -sapendone fare un uso saggio- è formidabile!
Approfitto di questa finestra per esprimere un altro pensiero. Google Plus è nato per dare fastidio a Facebook: ad oggi sembra non riscotere il dovuto successo…ma che stia mettendo la quarta!?!??! Google Glass può -ovviamente- entrare in contatto solo con chi ha google+!
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lorella pozzi says:
Mag 21, 2013
Il mio pensiero è assolutamente in linea con quanto espresso da Filippo!
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spartaco says:
Mag 21, 2013
Grazie a FB ho ritrovato vecchi amici perduti. Grazie a FB riesco a godere di fotografie di bellissimi viaggi che non ho il tempo di fare. Grazie a FB ci organizziamo serate tra amici e partite di calcetto in tempo quasi reale. Il tutto a costo ZERO. Ragazzi, per me e’ un mezzo straordinario. Poi, se qualcuno si disconnette dalla realtà, non diamo la colpa al mezzo : e’ assolutamente un problema suo!!
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Monica Landro says:
Mag 22, 2013
Ciao Spartaco, tocchi un punto nevralgico. Chi lo utilizza come descrivi tu ha decisamente disciplinato il mezzo e lo utilizza per scopi ben precisi. Sei un esempio di utilizzo personale da manuale…e magari fossero tutti come te. In realtà io credo, e qui permettimi di dissentire con quanto esprimi, che non siano solo problemi solo di chi sconnette con la realtà, ma si tratti di un vero e proprio problema sociale. La cronaca racconta di ragazzine che si fanno adescare attraverso FB, di ragazzi derisi attraverso FB fino ai loro suicidi, di gente a cui i ladri rubano in casa servendosi di informazioni fornite da FB… E’ vero che sono casi estremi..ma è proprio vero che sono solo problemi loro?
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spartaco says:
Mag 23, 2013
Ciao Monica. Personalmente sono per il principio di responsabilità sempre e comunque. Se l’utente è adulto, deve essere in grado di utilizzare il mezzo in maniera responsabile. Se invece parliamo di ragazzine e ragazzini minorenni, vale un po’ il discorso della televisione e di altre situazioni “di rischio”: i genitori devono stare attenti e la scuola dovrebbe insegnare. Non credo ci siano altre strade possibili…
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alessandro m says:
Mag 22, 2013
Ora vi sono altri social network che sembrano avere più sprint di facebook. Di 1 miliardo di utenti, vorrei proprio vedere qualì sono quelli attivi, quanti fake con generalità e caratteristiche inventate (anche per preservare privacy) e quanti quelli replicati dalla stessa persona. E la pubblicità di facebook segue queste cose. Così se uno dice di esser nato in Congo e di lavorare a Londra, la pubblicità ti invia segnalazione di ristoranti africani a Londra, mentre poi uno sta nelle valli bergamasche e il suo piatto preferito è taleggio e polenta taragna. Facebook è ora molto utilizzato per la politica, twitter da questo punto di vista viene considerato memo efficace… E sai quanti amici veri ha un politico…migliaia 😉 si fa per dire
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Monica Landro says:
Mag 22, 2013
Ciao Alessandro! La pubblicità di FB è efficace proprio per l’esempio che hai portato tu. Mettiamo che sia vero che l’africano viva a Londra, la pubblicità filtrata che gli arriva, gli farà davvero piacere. I filtri che i social permettono di inserire (FB, YOUTUBE, GOOGLE) sono una grande invenzione. Pazienza per chi si crea un profilo fake.
Detto ciò, concordo con te sullo sprint di altre community, rispetto a FB. Twitter, per esempio, ma anche Linkedin, stanno spiccando il volo. La domanda è: come mai? Perchè sermpre più gente lascia FB?
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david p says:
Mag 23, 2013
Quanti temi interessanti! Attraverso la brillante e competente trattazione di Monica, arricchita dai commenti, ho ricavato davvero tanti spunti di riflessione.
Personalmente, mi iscrivo tra coloro che vedono più le straordinarie potenzialità e opportunità del mezzo che non i rischi correlati. Ma comprendo che, specialmente per i giovani e giovanissimi, le insidie non siano poche.
Resta un fatto: la tecnologia va avanti, quasi come un organismo vivente. Certamente nessuno la può fermare e non sarebbe giusto farlo. Ai miei tempi, discussioni molto simili si facevano sulla televisione: rischio di alienazione, rischio di un impatto diseducativo sui ragazzi e via dicendo. Oggi, con i social network, c’è in più l’aspetto della interattività, ma il succo non cambia.
Ha fatto molto bene Monica a citare i Google Glass, anche io ho letto l’articolo e mi pare già una possibile nuova frontiera con la quale fare i conti.
Tutte le sfide, credo, vadano affrontate. Anzi ne sono sicuro guardando mio padre, che a 85 anni sta imparando ad usare lo smartphone. Ricordando sempre che dietro il video, dietro le bacheche dei social, dietro gli occhiali bionici… saranno sempre e soltanto il nostro cervello e il nostro cuore a fare la differenza.
Un saluto a tutti!
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Monica Landro says:
Mag 24, 2013
Ciao David!!! Che piacere leggerti!! Sì, in effetti devo dire che commento dopo commento traggo anche io grandi spunti di riflessione. Il bello di labeconomy è proprio questo!
Complimenti a tutti, ma soprattutto, a tuo papà! Ce ne fossero di terze età con tale spirito!
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lorella pozzi says:
Mag 25, 2013
Grandiosa conclusione per Monica e David!
Sono anch’io a favore delle potenzialità dei snw rispetto ai risvolti negativi degli stessi che comunque ci sono e non si possono sottovalutare, in quanto riguardano prevalentemente gli adolescenti ed i bambini (già a 7/9 anni risultano titolari di un account),insomma le generazioni future.
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fabrizio sacchi says:
Giu 3, 2013
Sento spesso parlare delle nuove tecnologie con timore e circospezione, niente ci sconvolge di più del futuro!
Chi non ricorda i numerosi films e romanzi in cui si paventa una scienza che sfugge di mano all’essere umano? Da Frankstein a HAL9000, solo per citare i più famosi pericoli, ci suggeriscono una cautela comprensibile affinché il cosiddetto progresso sia gestito con la necessaria ragionevolezza.
La tecnologia, però, ha un importante effetto abilitante dell’empowerment del cittadino nei confronti dei poteri tradizionali: le nuove tecnologie determinano, in buona sostanza, un progressivo spostamento del potere dall’alto verso il basso nella gerarchia sociale. Non mi dilungo su questo tema, che di per sé merita un trattato, ma m’interessa solo porre l’accento sul fatto che se ci sarà un futuro più condiviso e condeterminato questo lo dovremo alle nuove tecnologie.
Considerato, quindi, il generale giudizio positivo dobbiamo andare ad analizzare quali devono essere gli aspetti da presidiare affinché questo potenziale sia posto al servizio dell’uomo e non a suo danno.
Uno dei fenomeni che mi preoccupa maggiormente è quello della riduzione, nei ragazzi, dell’interattività fisica a favore di quella digitale: questo spostamento d’interesse può essere proficuo solo se, a mio avviso, non viene abbandonata la prima forma di relazione.
Un fenomeno che meriterebbe una seria attenzione da parte degli studiosi di comunicazione è, invece, la rinuncia al tradizionale sistema lessicale per la più complessa forma multimediale che implica anche l’utilizzazione di termini contratti del lessico tradizionale come pure ibridi con radici anglofone. Quest’ultimo fenomeno potrebbe essere l’alba di nuovi metodi di comunicazione con un impatto, nel medio e lungo periodo, anche sui sistemi di comunicazione ufficiale. E’ una realtà che andrebbe presidiata per tempo al fine di evitare di trovarci, da un giorno all’altro, nel bel mezzo di una babele comunicativa (e non solo).
Per quanto concerne il latrocinio, l’adescamento o la derisione possiamo dire che il trattamento automatizzato dell’informazione permette una intrusione maggiore nella privacy dei soggetti; ma a fenomeni diversi devono fare da contraltare presidì di contrasto diversi. A mio avviso qui il problema sta nella identificazione dei soggetti in rete: a tal proposito ricordo, per esperienza personale, che all’inizio dell’era delle comunicazioni mobili le sim per cellulare potevano essere “al portatore”, ovvero non ricollegabili ad un soggetto titolare finché non ci si è accorti che questo consentiva potenziali abusi da parte di chi non era identificabile.
Possiamo, quindi, affermare che occorrerebbe che tutti i soggetti acquisiscano un identità anche in rete in quanto prolungamento o estensione delle facoltà del soggetto nel mondo digitale; c’è bisogno, in buona sostanza, di ricollegare all’attività in rete del soggetto diritti e obblighi giuridici esattamente come se fossero posti in essere nella vita reale.
Non vedo, invece, la necessità di un collegamento necessario tra il virtuale e il reale; è un’opzione auspicabile quella che le due realtà s’intreccino ma considero interessanti anche le amicizie esclusivamente digitali con le quali riscoprire il piacere del confronto epistolare, stanti le distanze fisiche tra i soggetti che tali mezzi abilitano alla relazione.
Il web può costituire, a mio avviso, anche una realtà separata senza che la si debba considerare necessariamente una “realtà minore”.
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Monica Landro says:
Giu 4, 2013
Ciao Fabrizio e grazie per questo interessantissimo intervento, di per sè ricco di spunti di riflessione. Analizzi il bello ed il brutto dello sviluppo tecnologico e mi trovi d’accordo su tutti gli aspetti che indaghi. Prima di ogni cosa quello positivo che evidenzi: il FUTURO CONDIVISO e globale! Grande passo avanti per lo scambio culturale, politico, economico..tutto! Questo solo basterebbe a promuovere il concetto di “rete”. Certo, poi, concordo sul fatto che mancano ancora alcune norme ed aspetti (per lo più etici) che permettono alla rete, ed in particolare al socialnetworking, di essere passibile di critica e fonte di discussione.
Giusto per cogliere uno degli aspetti negativi che enunci, vorrei porre l’accento sul nuovo linguaggio che si sta sviluppando, fatto di consonanti e rare vocali, fatto di segni convenzionali e di “k” come se piovesse. Nulla in contrario, le uso anche io, ma resto basita quando li ritrovo nelle mail formali, di lavoro, o nei temi dei ragazzi a scuola. Ecco, questo proprio non lo accetto! 🙂
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filippo guidantoni says:
Giu 9, 2013
A proposito di relazioni e social network, consiglio articolo di Ainis su Corriere di oggi in relazione alla privacy ed alle “tracce” che lasciamo dietro di noi anche su questi strumenti di comunicazione. Ciao!
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Monica Landro says:
Giu 10, 2013
Ciao Filippo, non ho letto l’articolo e stamattina, nella fretta, fatico a trovarlo in rete. In qualsiasi caso, posso immaginare di cosa tratti. La privacy sui social, ahimè, è completamente denudata e spesso l’utente che ne è vittima, non si rende neanche conto di essere artefice delle situazioni antipatiche, imbarazzanti, financhè pericolose che egli stesso crea. Bisogna stare attenti ad inserire stati, immagini e video: una volta in rete non solo ne perdi il controllo ma vi restano per sempre.
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