In questi anni si è assistito al nascere di professionalità ibride. Questo fenomeno è evidente nel sistema bancario e finanziario internazionale. Un tempo era dominato dai laureati in economia, oggi vede una vasta partecipazione di ingegneri, fisici, matematici, chimici, biologi, psicologi, sociologi, spesso con titoli e curriculum di alta caratura.
Non stupisce questa tendenza: come già evidenziato in questo blog, i ricercatori fanno la fame, ma un risk manager che lavora per una grossa banca vive nel benessere. Tuttavia, sono meno chiare le conseguenze sistemiche della tendenza in atto. Infatti, mentre eserciti di scienziati gareggiano alla ricerca di un modello più preciso per prevedere il mercato finanziario, l’umanità è affamata di importanti scoperte, per esempio nell’ambito delle energie alternative o nei farmaci che curano senza creare dipendenza e con poco costo.
Nel frattempo, vi è una crescente necessità di controllo sul sistema finanziario e più in generale sull’industria privata; si pensi per esempio ai prodotti alimentari, l’uso di pesticidi e di additivi, o le sementi geneticamente modificate. Controlli che sono lasciati a strutture pubbliche minute con modesti finanziamenti e che non riescono a tenere il passo con l’abbondante produzione d’innovazione del settore privato. Ne consegue che le industrie riversano sul mercato prodotti innovativi i cui effetti di lungo periodo non sono chiari.
Alla luce di quanto detto, mi chiedo se, ad esempio, un fisico nucleare che studia se il prezzo di un opzione dovrebbe essere 44.20 dollari o 45.35 dollari offre all’umanità un servizio equiparabile alla ricerca sull’atomo e su tutte le possibili ramificazioni positive o negative che la fisica applicata potrebbe avere sul futuro dell’umanità.
3 comments
gino berto says:
Nov 23, 2012
Tutti vorrebbero lavorare coerentemente con gli studi fatti. Ma il mercato non lo permette che a pochi, o fortunati o con risorse proprie. Ad esempio, io mi sono laureato in chimica fisica e non ho trovato di meglio che fare il venditore: mangiare si deve, è un bisogno primario. Per non parlare della moltitudine di laureati in scienze umanistiche che si adattano a lavorare nei call center, e dei laureati in scienze matematiche che fanno di tutto, pizzaioli compresi. Le teste d’uovo talvolta trovicchiano in Italia, ma i più emigrano. Non ci sono alternative, a meno che alle spalle non ci sia qualcuno che ti mantiene e supporta comunque. Questo “utilizzo” improprio delle risorse d’intelletto impoverisce tramendamente il nostro Paese: i migliori se ne vanno e non tornano, molti di quelli che rimangono fanno altro rispetto a quello che hanno per anni studiato e quindi non si capitalizza la loro risorsa: si fa e si fa fare quello che uno non sa, con il risultato di sprofondare nella mediocrità. Taccio sulla disoccupazione.
Di tutto questo nessuno se ne cura, ma proprio nessuno. Potremmo fare delle considerazioni sull’impegno dei nostri governanti e politici a livello di Scuola, Università, Ricerca scritti con la maiuscola: ma rischierei di dire cose scontate e da ascensore.
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luca p says:
Nov 25, 2012
Meno male che esiste ancora qualche idealista… Una razza strana, non così attaccata al soldo, che si sforza di seguire una passione. Figli di papà ? Magari alcuni si, non e’ per forza un marchio di infamia… Qualcuno ne conosco.
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aureliano says:
Dic 6, 2012
Rifletterei anche sulle ricadute sociali di avere una massa di gente che magari (e sottolineo magari) ha quattro soldi in più nelle tasche, ma stressata e frustrata per il fatto di non aver potuto perseguire le proprie passioni.
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