Alla fine di ottobre la notizia è esplosa come una bomba su tutti i giornali: l’agenzia Moody’s ha tagliato a livello “junk”, spazzatura, il rating del Monte dei Paschi di Siena. Forse c’era da aspettarselo, i segnali non erano mancati. Ma resta la voglia di capire come si possa essere arrivati a tanto. A fine settembre di quest’anno il bilancio del Monte chiude con una pesante perdita netta di 1,7 miliardi. Il 2011 si era chiuso ancora peggio, con una perdita di 4,7 milioni. Il core tier 1, che misura la solidità patrimoniale delle banche, a settembre è pari a 10,5. Ricordo che questo indicatore deve essere almeno pari al 9% per una prescrizione dell’Eba (apposito ente europeo di controllo), e che l’obiettivo è stato raggiunto anche grazie ad aiuti ingenti dello Stato sotto forma di prestiti obbligazionari (prima i Tremonti e poi i Monti bond). Il valore delle azioni in borsa è crollato del 70% solo nell’ultimo anno.
Profumo (Presidente) e Viola (AD) devono fare i conti con il passato, tirando un tratto di penna su valori attivi di bilancio rivelatisi inconsistenti, primo tra tutti l’avviamento (goodwill) per le acquisizioni dissennate del passato. I numeri di questa operazione di pulizia contabile sono impressionanti: 4,2 miliardi di svalutazione nel 2011 e 1,6 ulteriori miliardi quest’anno. Per un totale di 5,8 miliardi, una cifra da capogiro. Una chiara ammissione che Biverbanca e soprattutto Antonveneta non valevano quanto sborsato all’epoca, durante gli ancora rampanti anni 2007 – 2008, prima che tutto il mondo finanziario subisse lo shock che tutti conosciamo. Antonveneta e i suoi 1000 sportelli erano stati pagati la bellezza di 9,3 miliardi al Banco Santander, che a sua volta l’aveva acquisita per 6,6 miliardi soltanto qualche mese prima dagli olandesi di Abn-Amro. Valore patrimoniale 2,3 miliardi. Al Banco spagnolo la nostra MPS sarà apparsa come un novello Babbo Natale e in effetti eravamo in clima di feste natalizie. La magistratura sta ora indagando ufficialmente per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, ma (pare) anche su una ipotesi di maxi tangente connessa a quella scellerata operazione.
Veniamo ai giorni nostri. Il Piano 2012-2015 prevede una massiccia immissione di liquidità attraverso prestiti obbligazionari emessi dalla Banca e sottoscritti dal Tesoro. Il governo ha già previsto i cosiddetti Monti bond per un valore di 3,4 miliardi, di cui 1,9 insostituzione dei vecchi Tremonti bond. Questi ultimi, per la cronaca, erano strumenti di capitale ibridi, con un rendimento dell’8,5% che non viene pagato dalla banca in caso di perdite: lo Stato, e cioè cittadini, presta denari a tasso zero. I nuovi Monti bond saranno emessi entro l’anno ma resta una divergenza tra Tesoro e Commissione Europea: il decreto prevede che, in caso di perdita della banca, la cedola al Tesoro venga pagata in azioni valutate al patrimonio netto; la Commissione Europea vorrebbe invece che le azioni fossero valutate a prezzi di mercato, ovvero un quarto del patrimonio netto. La differenza è sostanziale: “ipotizzando che la banca debba pagare 340 milioni di cedola, il Tesoro entrerebbe con circa il 3,5% di Mps se calcolati sul patrimonio e quasi il 15% se ai prezzi di mercato” [Reuters 14.11. 2012]. Insomma: che i sacrifici dei cittadini siano almeno ben remunerati, questo chiede la Commissione Europea.
Un commento finale. Personalmente riterrei preferibile che la Fondazione MPS, che ancora detiene il 35% del capitale, cedesse il controllo ad un grande investitore, anche straniero, e non ponesse ostacoli ad aumenti di capitale sostanziosi e necessari per il risanamento dei conti. Tra bond e chiusure o cessioni di sportelli, tutti ci perdono, e in nome di chi? La banca è stata palesemente amministrata per troppi anni con le logiche della politica, lontane dai criteri di una gestione trasparente ed redditizia. La Direzione attuale ora dovrà applicare un piano triennale “lacrime e sangue” e portarla su un sentiero di sicurezza, prima ancora che di crescita. Resta tanta amarezza per le scelte dissennate del recente passato e pesantissimi sospetti su un intreccio perverso tra politica e affari, giunto fino al punto di offuscare una gloriosa storia secolare.
5 comments
luca p says:
Nov 20, 2012
Il sistema è veramente marcio. Le banche fanno porcate di ogni tipo e poi i costi si riversano sui cittadini. Io farei una cosa diversa: lo Stato garantisce i risparmi dei depositanti e fa fallire la banca, con imputazione per bancarotta fraudolenta agli amministratori. In fondo why not??
aureliano says:
Nov 21, 2012
Luca, il problema non sono solo i depositi. Pensa alle obbligazioni MPS collocate tra i piccoli risparmiatori: rischia di essere un’altra storia tipo bond Parmalat. Piuttosto mi chiedo: ma come è possibile che MPS in queste condizioni continui tranquillamente a collocare nuove obbligazioni a destra e a manca…?
aureliano says:
Nov 27, 2012
Leggo oggi di grandi manovre che non mi piacciono per niente… sembra che il ministro Grilli abbia cercato di convincere le istituzioni europee che le azioni MPS valgono 0,8 (valutazione al patrimonio netto) invece che 0,2 (valutazione al mercato). Conseguenza: il Tesoro diventerebbe proprietario di una percentuale molto più bassa in caso di insolvenza del Monte sul rientro dei bond. Se fosse vero, mi pare una follia: lo Stato spinge per avere un pacchetto inferiore? Non dovrebbe essere il contrario?? Si vuol fare l’interesse della Fondazione o l’interesse pubblico?? Stavolta mi vien da dire: meno male che c’è l’Europa che non ci sente!
darius says:
Nov 27, 2012
è arduo per la Fondazione mollare la presa … Sarebbe un cambiamento epocale. Purtroppo, ragionando così, non si va da nessuna parte. Ben detto: per fortuna che c’è qualcuno assennato che ci guarda al di là delle Alpi… (e molte volte si stupisce per cosa stia avvenendo qui).
darius says:
Dic 11, 2012
come riporta il Sole 24 Ore a fine novembre, la Fondazione è destinata a scendere sotto il 15% nel capitale della banca dopo l’aumento di capitale e dopo l’emissione di Monti Bond per 3,9 miliardi di euro la cui remunerazione potrà essere pagata in azioni delle banca. E dire che neppure 12 mesi fa affermava di non voler mai scendere sotto il 50%.