Un personaggio sicuramente controverso dell’industria mondiale è Sergio Marchionne, eletto oltre oceano a taumaturgo del settore auto, attaccato e dileggiato in Italia da vari giornalisti, politici ed imprenditori di primo piano (leggasi Mr. Tod’s) per il mancato rispetto degli impegni presi.
Dove sta la ragione? Nel mezzo, verrebbe da dire, o forse non proprio.
Fiat perde in Europa 700 milioni l’anno e dovrebbe tagliare più di 5.000 dipendenti per tornare ad avere un barlume di razionalità economica. Eppure, i dati consolidati del gruppo tengono, grazie a Chrysler ed al boom delle vendite in Brasile: entrando nel dettaglio, nel primo caso si devono ringraziare le condizioni di estremo favore ottenute dalla contingenza prefallimentare della casa di Detroit, nel secondo gli incentivi di settore garantiti dal governo brasiliano.
Sullo sfondo di questo altalenare di situazioni, nel pieno di una guerra di mercato senza precedenti (a settembre 2012 il mercato dell’auto perde il 25%), tra le liti con i sindacati e l’associazione dei costruttori europei, nel febbraio di quest’anno Marchionne si è visto riconoscere da Fiat un bonus da 50 milioni. Il signore non sarà forse eccelso nel selezionare il portafoglio prodotti, ma in certi contesti si sa vendere in modo sicuramente efficace.
4 comments
Aureliano 67 says:
Ott 3, 2012
Incentivi, condizioni di favore…. non è che Fiat sta esportando nel mondo quell’approccio che le ha consentito di sopravvivere per decenni in Italia? Io credo che il successo di una casa automobilistica, banalmente, lo facciano i prodotti: qualità, gamma, competitività. Concetti che non sembrano essere al centro dei pensieri del nostro a.d. italoamericano. Ma che, a onor del vero, da molti anni sembrano essere dimenticati!
Francesco Presutto says:
Ott 3, 2012
E’ vero che il mercato italiano ed europeo dell’auto sono in caduta libera, ma l’orizzonte di un’industria automobilistica è il mondo. A livello mondiale i costruttori non vanno poi così male… e non mi risulta che stiano chiudendo gli stabilimenti, a parte forse qualche francese.
Il caro Marchionne deve capire che per vendere le macchine ci sono 3 regole fondamentali:
1. devono essere BELLE (oltre che affidabili, ma questo si dà per assodato). Mi stupisco ancora che la patria del design possa partorire modelli come Brava o Marea…
2. il marchio deve avere una gamma completa, deve competere in tutti i segmenti. Non si campa di sole Punto e Panda!
3. i modelli vanno costantemente rinnovati (Audi investirà 11 miliardi di euro nei prossimi tre anni per i nuovi modelli).
Bisogna poi mettersi in testa che il mercato “drogato” dagli incentivi non può essere la normalità.
Quanto, infine, al mancato rispetto degli impegni: sono passati solo pochi mesi e già ritratta tutto? Dove pensava di essere quando parlava di Fabbrica Italia, nel paese dei balocchi?
david p says:
Ott 3, 2012
Limpida analisi di Francesco che sottoscrivo in pieno. Anzi vado oltre: secondo me Marchionne ha già idealmente “mollato” il mercato italiano. In che senso? Nel senso che, almeno questa è la mia sensazione, non gli interessa più niente di essere competitivo qui. Quello che c’è da investire, lo vuole investire in USA e nei Paesi emergenti. Tanto è vero che Fiat non sviluppa più nulla per il nostro mercato e ci arrivano modelli ideati per quei mercati con qualche lifting di dubbio gusto. Anzi, ora che ci penso Marchionne l’ha detto apertamente: “con gli utili di quei mercati, copriamo le perdite dell’Italia”. Finchè non sentiremo dire: “quei mercati non fanno più utili sufficienti,in Italia bisogna chiudere”. O vendere a qualche gruppo straniero. Saab, Volvo, Rover docent.
alessandro m. says:
Ott 8, 2012
la verità è una sola. Marchionne prepara la sua partenza con un portafoglio gonfio. Il suo orizzonte temporale è di breve termine, indi per cui a lui non interessa la programmazione di lungo termine…Anzi, da buon finanziario e affabulatore, forse vorrà fare la sua ultima M&A per vedere il suo bonus ulteriormente aumentare.