Un personaggio sicuramente controverso dell’industria mondiale è Sergio Marchionne, eletto oltre oceano a taumaturgo del settore auto, attaccato e dileggiato in Italia da vari giornalisti, politici ed imprenditori di primo piano (leggasi Mr. Tod’s) per il mancato rispetto degli impegni presi.
Dove sta la ragione? Nel mezzo, verrebbe da dire, o forse non proprio.
Fiat perde in Europa 700 milioni l’anno e dovrebbe tagliare più di 5.000 dipendenti per tornare ad avere un barlume di razionalità economica. Eppure, i dati consolidati del gruppo tengono, grazie a Chrysler ed al boom delle vendite in Brasile: entrando nel dettaglio, nel primo caso si devono ringraziare le condizioni di estremo favore ottenute dalla contingenza prefallimentare della casa di Detroit, nel secondo gli incentivi di settore garantiti dal governo brasiliano.
Sullo sfondo di questo altalenare di situazioni, nel pieno di una guerra di mercato senza precedenti (a settembre 2012 il mercato dell’auto perde il 25%), tra le liti con i sindacati e l’associazione dei costruttori europei, nel febbraio di quest’anno Marchionne si è visto riconoscere da Fiat un bonus da 50 milioni. Il signore non sarà forse eccelso nel selezionare il portafoglio prodotti, ma in certi contesti si sa vendere in modo sicuramente efficace.

Print Friendly, PDF & Email