Ebbene sì, si scava ancora, come se il fondo non arrivasse mai. Al peggio non sembra esserci fine ed oggi siamo a commentare l’ennesima ferita per la nostra Italia. Siamo al principio di una crisi di governo tanto annunciata negli intenti quanto sottovalutata negli effetti nefasti che avrà, qualora confermata, nell’immediato futuro. Abbiamo sempre cercato di analizzare i fatti economici e sociali affrancandoci il più possibile dagli ideologismi di fazione, ma oggi non possiamo evitare di entrare nel merito della scena politica dell’ultima ora, sgomenti e increduli di fronte a tanta manifestazione di dissennatezza, alla irrefrenabile urgenza di affermare un interesse di parte, anzi di un solo uomo, che ormai appare chiuso nell’angolo, privo di lucidità ed in balia di cattivi consiglieri.
La tragicommedia a cui abbiamo assistito in questi mesi, tra discussioni surreali su IMU ed IVA, decadenze e retroattività, giunge dunque al suo epilogo. Che succede ora? Intendiamoci: il Governo Letta non ha entusiasmato nessuno, lo abbiamo detto e scritto ripetutamente, ma l’alternativa praticabile a breve qual è? Un nuovo voto con il porcellum? Un Letta-bis che si regga con tre voti di scarto? Qualcuno ricorda forse che tra quindici giorni si deve varare la legge di stabilità, l’architrave con cui si delineano le linee programmatiche di finanza pubblica per il prossimo triennio? Chi pensa all’economia reale ed al mondo produttivo, ormai annichilito da questo sterile e puerile gioco delle parti?

L’impressione è che si vada verso un inevitabile commissariamento: Bruxelles detterà le misure, ci darà i compiti e ci bacchetterà ad ogni minima alzata di testa, ancor più di quanto non abbia già fatto negli ultimi tre anni. D’altronde, il famigerato obiettivo del 3% nel rapporto deficit Pil, si può raggiungere in due soli modi: con un esecutivo forte, capace di adottare misure di stimolo alla crescita, oppure all’europea, con l’imposizione di misure asettiche e depressive, lontane dal contesto economico nazionale. Quest’ultimo approccio ha tolto entusiasmo, fiducia e speranza al nostro Paese, stremato dal rigorismo dei freddi numeri europei.
Anche se a questo punto vien da pensare che, tra cavalieri a fine corsa e democratici in cerca d’autore, forse ci meritiamo davvero la troika.

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