Il ministro Saccomanni esterna piccato sulla questione dell’aumento dell’Iva: “gli italiani meritano la verità”. E minaccia le dimissioni se l’aliquota non verrà portata al 22%, unica misura che (a suo dire) ci possa evitare di sforare, di un centesimo di punto, il totem del 3% del rapporto deficit/Pil. Ma la verità “ufficiale”, quella che serve come condimento da accompagnare alle nuove tasse, la conosciamo già benissimo: se non rispettiamo i parametri europei nessuno si fiderà più di noi, il governo cadrà, lo spread si impennerà, tutti i risultati finora ottenuti (?) saranno vanificati. Una cantilena ormai ben nota, che offre una rappresentazione incompleta e parziale della situazione. Vorrei tentare di completare il quadro, e per farlo vorrei immaginare di porre al ministro tre domande: le vie del web sono infinite, chissà mai che ci possa rispondere.

La prima. Poche settimane fa il Governo ha deciso di abolire l’IMU per il 2013. Per tutti, non solo per le fasce deboli. Anche per quelli che la potevano oggettivamente pagare senza sacrifici eccessivi. Motivazione ufficiale: lasciamo qualche soldino in più in tasca agli italiani, in modo tale da favorire i consumi. Passano tre settimane, e che succede? Si aumenta l’iva, cioè l’imposta sui consumi! In attesa della service tax naturalmente, così l’anno prossimo ci ritroveremo sia l’una che l’altra. Come ha potuto il ministro dell’economia (oltretutto “tecnico”) accettare un pasticcio di questo genere? Le dimissioni avrebbe forse potuto minacciarle prima, anche per la sua immagine sarebbe stato meglio… o sbaglio?

Seconda domanda, salendo di livello: perché noi italiani siamo sempre trattati come cittadini europei di serie B, con una rigidità un po’ ottusa che sembra non valere per gli altri? Mi spiego. Quando il disavanzo italiano supera la soglia prestabilita di un centesimo, e cioè 3,1% invece di 3, apriti cielo. Che si metta subito una nuova tassa! Ci manca solo che ti vengano a chiedere i soldi direttamente a casa. Ma cosa succede in altri Paesi ben più blasonati di noi? Non sembra proprio che si applichi la stessa pignoleria. I nostri cugini francesi toccheranno allegramente nel 2013 il 3,9%, con una previsione per il 2014… in aumento al 4,2! E l’austera Olanda, patria del signor Dijsselbloem che è nientemeno che il presidente dell’Eurogruppo? Da un disavanzo del 4,1 quest’anno potrebbe (forse) scendere al 3,6, senza miglioramenti per il prossimo anno. Non parliamo della Spagna che viaggia intorno al 10%. Per tutti sono state pattuite delle proroghe tranne che…. per gli asinelli del Bel Paese. Fonte per una lettura più approfondita: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-05-03/deficit-olanda-francia-fuori-094243.shtml?uuid=AbsoldsH

Infine caro ministro, rievocando il celebre film di Benigni, c’è una terza ed ultima domanda, “la più grave di tutte, quella che ci ha reso famosi in tutto il mondo”: dobbiamo abbandonare ogni speranza di un intervento serio sulla spesa pubblica? Trovo molto irritante, da parte di chi poi ci vuole spiegare la verità, che si debba ricorrere all’ennesima nomina di un “commissario straordinario” che noi dovremo pagare (oltre a Lei e ai suoi tecnici) per capire dove e come intervenire. Ma ancora più irritante, anzi gravissimo, che dal 28 aprile ad oggi non sia ancora stato nemmeno individuato questo fantomatico soggetto. Questa è davvero la cosa che mi indigna di più come cittadino che non chiede la luna, ma soltanto di chiacchierare meno di “ripresa” (quale poi?) e di agire concretamente perché qualcosa possa veramente cambiare. Se così non fosse, e in tempi brevissimi, glielo dico con tutta onestà: la prossima minaccia di dimissioni potremmo prenderla come una gradita promessa.

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