“Cosa vi scoraggia di più dal fare business in Italia?” A questa domanda, le imprese straniere rispondono all’unisono : “il sistema della giustizia”. Doing Business, il rapporto di Banca Mondiale che analizza gli indicatori  internazionali di competitività, è inequivocabile: l’Italia non è un Paese business friendly. Troppe le zavorre che ci affliggono. La colpa non è però soltanto di tasse e burocrazia: in cima alla lista, la cosa che più  scoraggia e spaventa gli investitori è l’incertezza del diritto, la complessità e la mole delle norme, la paura di entrare in un labirinto giudiziario dal quale non si sa quando (e come) si potrà uscire. La settimana scorsa all’inaugurazione dell’anno giudiziario sono state ricordate alcune cifre davvero angoscianti: 9 milioni i processi pendenti, 7 anni i tempi di una causa civile e 5 per un processo penale. E paradossalmente questa situazione favorisce chi è dalla parte del torto: facendo resistenza in giudizio, ci sono buone possibilità di averla vinta per sfinimento.

La tutela dei diritti dei cittadini e delle imprese non può essere una via crucis. Se vogliamo avere una speranza di rilanciare questo Paese, bisogna intervenire immediatamente. Da dove cominciare? Come sempre, mi piace formulare delle proposte concrete. Ne ho selezionate alcune: ripristinare il tentativo di mediazione extragiudiziale;  favorire una maggiore specializzazione dei giudici; introdurre limiti alla durata dei procedimenti; sanzionare le istanze pretestuose o infondate; potenziare l’organico di magistrati dedicati alle dispute commerciali. Sono solo alcune idee, ma credo possano essere una buona base di partenza. Cari lettori di Labeconomy, cosa ne pensate?

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