Da osservatore curioso, mi è capitato diverse volte di chiedermi quali complessi calcoli ci fossero dietro i parametri di Maastricht. Quali algoritmi statistici, quali modelli econometrici fossero stati applicati per determinare quei “numeri fatali” che condizionano ormai quotidianamente la vita di tutti noi. Uno su tutti: il celeberrimo rapporto tra deficit e prodotto interno lordo, fissato dagli economisti europei alla soglia del 3%.

La mia curiosità è stata finalmente esaudita per merito di un signore francese di 62 anni di nome Guy Abeille, ex alto funzionario del ministero del bilancio al tempo di Francois Mitterand, il presidente che fu uno dei protagonisti delle ferree regole europee. Racconta Abeille ciò che accadde nel maggio 1981: “Abbiamo stabilito la cifra del 3% in meno di un’ora. E’ nata su un tavolo senza alcuna riflessione teorica. Mitterand voleva una regola facile da opporre ai ministri che si presentavano nel suo ufficio a chiedere soldi. Si procedette dunque a cercare una cifra tonda, senza virgola. Qualcuno disse: perchè non il 3%? E’ una buona cifra, un numero che ha attraversato le epoche, che fa pensare alla trinità”. E 3% fu.

Bene amici, almeno la prossima volta che sentiremo parlare di “legge di stabilità”, la prossima volta che aumenterà l’iva e verrà bloccata qualsiasi spesa per ristrutturare scuole, strade, asili e ospedali…. sapremo perchè!

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