Di questi tempi moltissime aziende italiane, anche medio-piccole, stanno scontando pesantemente il rischio paese, la scarsa produttività e la congiuntura negativa con conseguenti basse capitalizzazioni; possono quindi diventare facile oggetto di acquisizione da parte di gruppi stranieri. Il caso Ducati ne è un recente esempio. Dobbiamo considerare questa situazione un pericoloso rischio per il nostro sistema industriale o, al contrario, una possibile opportunità di sviluppo? Dietro questa domanda, se ne nasconde in realtà un’altra: quali sono i potenziali vantaggi derivanti dall’appartenenza ad un gruppo multinazionale?

Sulla scorta di una esperienza ormai decennale come manager in una multinazionale farmaceutica ma anche di una precedente significativa esperienza in una PMI, vorrei indicare tre possibili vantaggi che un’azienda – anche una PMI – a mio avviso potrebbe realizzare dall’ingresso in un gruppo multinazionale:
1) organizzazione: una multinazionale porta sempre un notevole incremento del tasso di organizzazione interna. Processi di ciclo attivo e passivo ben definiti, chiare responsabilità spesso definite tramite diagrammi R.A.C.I. (responsible, accountable, consulted, informed); anche i processi di pianificazione delle risorse produttive, di vendita, finanziarie e di controllo sono generalmente ben strutturati e guidati da direttive comuni.
2) sistemi informativi: altro elemento che distingue una multinazionale da una PMI è la disponibilità di un robusto sistema informativo gestionale (es. SAP) che tracci in modo standard i dati di fatturato, ordini di produzione, ordini di acquisto, rimanenze di magazzino, pagamenti, ecc… e che disponga di reportistica automatizzata; in tal modo, il management ed il personale operativo locale può dedicarsi maggiormente alle attività di business e controllo, anziché di reportistica.
3) progetti e job rotation internazionali: far parte di un gruppo multinazionale significa avere maggiori opportunità di partecipare a progetti internazionali con colleghi di altri Paesi; è un’enorme bacino per l’arricchimento professionale. C’è anche più visibilità sulle opportunità di lavoro all’estero (nella casa madre o nelle affiliate sparse nel mondo). Soprattutto in tempi di crisi, le multinazionali preferiscono attingere personale dall’interno anziché assumere all’esterno.

Sempre per esperienza diretta, mi sento di indicare due limitazioni derivanti dall’appartenere ad un gruppo multinazionale:
1) ridotta autonomia decisionale del management locale: il budget, gli investimenti, il piano delle assunzioni, la strategia del business plan devono essere discussi prima con i ‘capi’ della casa madre per ottenerne l’approvazione; ogni revisione deve essere comunque condivisa.
2) globalizzazione di alcune funzioni: le funzioni con attività similari/standardizzabili vengono di solito accentrate in shared service centers (per esempio i server IT e la relativa gestione, le registrazioni contabili ecc…); quindi le funzioni locali possono essere ridimensionate di molto. Altre funzioni (come Acquisti e Sistemi informativi) vengono accentrate nella casa madre e quelle locali hanno un ruolo meramente operativo.

Quale può essere l’effetto netto di queste trasformazioni? L’acquisizione può rivelarsi una opportunità positiva per le PMI o deve essere vista come un evento pericoloso per la conservazione di quelle caratteristiche di flessibilità e creatività che sono spesso indicate come elemento distintivo del nostro sistema? Personalmente propendo per la prima ipotesi. Ritengo infatti che l’organizzazione e forza finanziaria di un gruppo internazionale possano sicuramente giovare alle piccole PMI (ormai tantissime!) che devono competere sul mercato globale e non hanno la forza di crescere da sole. Credo anche che, per affrontare l’avventura dell’espansione all’estero, servano risorse umane, finanziarie, di know how e di organizzazione che non sempre i nostri piccoli imprenditori possiedono e che in tutti i casi in cui queste condizioni non ci siano, sia preferibile – se e quando possibile – l’ingresso in un gruppo multinazionale piuttosto che la staticità o l’inevitabile declino.

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