Giorni di grande tensione sulle strade italiane: la protesta dei TIR ha messo in ginocchio la circolazione, con la conseguenza che vari prodotti, soprattutto alimentari, hanno cominciato a scarseggiare nei punti vendita del Centro e Sud Italia. C’è da dire che questa protesta è nata principalmente dal caro petrolio, però è bene indagare la ragione per cui in Italia il trasporto merci avviene quasi tutto su strada e così poco su rotaia, con grave penalizzazione per le imprese e quindi dei cittadini. Il 90% della merce deperibile viaggia su gomma, con una punta del 100% per la benzina; più in generale l’88,3% della merce viaggia su gomma, solo Spagna e Gran Bretagna fanno peggio, siamo ben lontani dal 65,4% della Germania!
Altra peculiarità dell’Italia è l’eccessiva frammentazione del settore: 110.000 imprese con fatturato di 46 miliardi contro le 35.000 della Germania (e fatturato di 29 miliardi) e l’85% possiede fino a massimo 5 camion! Tutti in giro sulle nostre strade strette… ! L’inefficienza e la congestione del trasporto su gomma trascina un altro effetto negativo: non si diffonde il commercio elettronico per l’inaffidabilità dei corrieri.
Una causa certamente è l’inefficienza del trasporto ferroviario dovuto alla bassa qualità degli investimenti e alla mancata concorrenza. Qui fa da padrone l’azienda pubblica (FS) che possiede la rete ferroviaria e contemporaneamente fornisce il servizio di trasporto nazionale: il governo avrebbe dovuto disporne la separazione con l’ultimo decreto, ma all’ultimo minuto il provvedimento è stato stralciato e delegato alla “Authority per l’energia e il gas” (AEEG) che dovrebbe, in via transitoria dal 30 giugno, favorire meccanismi di concorrenza. Su questo punto però si apre un tema estremamente delicato: l’Authority sta ricevendo così tante e complesse competenze che potrebbe collassare da un momento all’altro, avendo a disposizione risorse nettamente insufficienti; ci chiediamo: ma perché queste competenze non sono state affidate all’Antitrust, che in passato ha già fatto istruttorie su Fs, Alitalia, Autostrade?
Perché mettere in piedi qualcosa di così pesante, che finisce per assomigliare ad un nuovo ministero?
E nell’attesa la concorrenza dov’è? L’Ntv di Montezemolo è ancora ferma ai nastri di partenza… Per non parlare del trasporto regionale dove ogni giorno i pendolari debbono fare i conti con i continui disservizi. Possiamo ritenere che le ferrovie rappresenterebbero un cruciale snodo sulla via della liberalizzazione, se realizzata; infatti sono un bene:
– “scarso”, difficilmente intercambiabile con il trasporto delle altre nazioni per via dei vincoli tecnologici;
– costoso: un treno costa dai 3 milioni di euro per un’automotrice diesel da un centinaio di posti ai 12 mln Euro per un TSR di sei vetture a doppio piano, ed ipotizzando una percorrenza media di 120’000 km/anno e un ammortamento di 20 anni, è facile calcolare che ogni km percorso è gravato da 1.25-5 Euro di ammortamento;
– non acquisibile rapidamente in quanto l’industria manifatturiera non è tuttora sviluppata su scala industriale e con limitata capacità produttiva.
Con la crisi del debito pubblico, ora ci sarebbero le condizioni affinché lo Stato, proprietario di Trenitalia, rendesse disponibile la flotta agli eventuali subentranti e di favorire le “condizioni di mercato” in un settore per sua natura monopolistico, per esempio tramite gare trasparenti oppure attraverso la costituzione di nuove aziende su scala regionale dotate di reale autonomia finanziaria, separate da Trenitalia. Qualche padroncino su gomma perderebbe il posto di lavoro, ma alla lunga tutti ne beneficerebbero!

 

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